Vari analisti e i gestori di fondi si sono detti fiduciosi sul fatto che il nuovo governo italiano, guidato dai due partiti anti-establishment, non provocheranno rotture traumatiche con l’Unione Europea e manterranno la permanenza nell’euro. Questo, nonostante le precedenti promesse di referendum sulla moneta unica (M5s) e la presenza di punti programmatici controversi come i mini-bot, che potrebbero essere accusati di incompatibilità con i trattati (proposta della Lega).
A ritenere improbabile l’uscita dall’euro è ad esempio il ceo di Aberdeen Asset Management, Martin Gilbert: “Chiaramente il risultato in Italia ha fatto pensare la gente sulla lobby anti-euro”, ma “non penso che vedremo cambiamenti significativi”, ha affermato a Cnbc, “non penso vedremo qualcosa come la Brexit per esempio… non credo vedremo niente di tale grandezza”.
Anche una nota degli strategist di Ubs sembra andare nella stessa direzione: “Riteniamo che sia improbabile” che il nuovo governo possa mettere in dubbio il progetto europeo, “dato che i leader italiani [Salvini e Di Maio, Ndr.] hanno già fatto marcia indietro dalle loro posizioni più estreme”.
Queste posizioni sembrano fare da contraltare alle preoccupazioni espresse da varie voci della politica europea, a cominciare dal numero due della Commissione europea, Valdis Dombrovskis: “Per ora possiamo solo dire che è importante anche per il nuovo esecutivo di tenere la rotta di politiche di bilancio e macroeconomiche responsabili”, ha detto in un’intervista rilasciata al Corriere. Alcuni giorni prima aveva dichiarato che per l’Italia è importante “continuare a ridurre il deficit e il debito perché fattori di rischio”.