Dopo lo stop al governo M5S-Lega con Paolo Savona al Tesoro, Sergio Mattarella sperava di calmierare i nervi dei mercati con l’incarico a Carlo Cottarelli, il cui ruolo sarà quello di mettere in sicurezza i conti pubblici e traghettare il paese alle prossime elezioni. E invece lo Spread è salito anche ai massimi da dicembre 2013 e la Borsa di Milano più del 2%.
Ma in assenza di un voto di fiducia per il governo “neutro”, un esecutivo che non ha in questo momento i numeri per poter ottenere il placet di nessuno dei due rami del Parlamento, e con un debito pubblico di oltre 2.300 miliardi di euro, pari a più del 130% del Pil, tra i rapporti più alti al mondo, i conti dell’Italia saranno fonte di preoccupazioni nei prossimi mesi di tensioni politiche.
Gene Frieda, global strategist di Pimco, ha scritto in una email inviata ai media americani che il principale timore dei mercati è che la ripresa economica sia minacciata da un’altra tornata elettorale accesa e dalla prospettiva di un governo populista anti europeo.
La situazione, secondo l’analista, fa pensare che sono possibili ulteriori declassamenti del rating. “In quest’ottica, anche dopo l’ultima pioggia di vendite, i BTP non sono da ritenere particolarmente vantaggiosi” a questi prezzi.
Matteo Salvini, il leader della Lega tornato a fare campagna elettorale, ha innervosito ulteriormente i mercati quando ha ribadito il concetto secondo cui non c’è un motivo valido per rimanere nell’Unione Europea se le regole non vengono cambiate. Luigi Di Maio ha usato toni più moderati nei confronti dell’Europa Unita, ricordando che il governo da lui voluto non aveva intenzione di abbandonare l’euro. In compenso ha chiesto di mettere in stato di accusa il presidente della Repubblica per il suo operato, raccogliendo però solo il parere positivo di Fratelli d’Italia.
Gli analisti hanno paura che se si andrà presto al voto, come sembra (in autunno o forse anche prima, comunque dopo agosto), le elezioni finiranno per equivalere a un referendum sull’euro, con le formazioni politiche spaccate dal fronte anti euro scettico e quello filo europeista.
Stando all’ultima analisi di Goldman Sachs sulla situazione politico economica in Italia, dopo anni di programma di Quantitative Easing la BCE ha in mano circa il 20% dei bond italiani statali in circolazione, mentre agli investitori stranieri fa capo circa il 37%. Le banche e i cittadini italiani sono anche loro pieni di Btp.
Alla luce di questi dati, la domanda che si pongono i mercati in queste ore concitate di negoziati politici a Roma allora è: gli investitori saranno ancora disposti a detenere Btp, titoli che presentano il rischio di un evento shock? La risposta che stanno dando i trader in queste ore sembra essere negativa. Infatti il rendimento della scadenza decennale ha superato la soglia identificata in area 2,4% da Goldman Sachs e che rappresenta un pericolo contagio in tutta Europa.