“Se la Germania fosse riluttante a regalare denaro o fornire ulteriori garanzie alle generazioni successive, c’è un’alta probabilità che l’Italia rinunci all’euro”: lo avrebbe detto alla Faz il noto economista tedesco Hans-Werner Sinn, direttore dell’istituto Ifo e uomo vicino ad Angela Merkel. In queste ore, la stampa tedesca ha riflettuto seriamente su come il Paese dovrebbe porsi nei confronti di un’Italia che pare decisa a tirare la corda sulle regole europee e riformarle nella direzione di una maggiore condivisione dei rischi.
Quest’ultima, in Germania, è vista come un ingiusto flusso di risorse a un Sud Europa poco propenso a riformare la propria economia e recuperare competitività. Se la tensione sale, è la posizione di un editoriale comparso su Die Zeit, “non dovremmo salvare l’Italia”. Ovvero, non dovrebbero essere reperite risorse fra i Paesi europei per fornire finanziamenti straordinari come avvenuto in Grecia, lasciando capire che sanare una crisi di fiducia in Italia, Paese molto più “pesante” di quello ellenico in termini di dimensioni, non converrebbe alla Germania.
Sinn, in un altro articolo comparso questa volta su Die Welt, ha evocato una riforma del sistema Target2 (il sistema di conto che registra attività e passività fra le banche centrali dell’Eurosistema e che vede le banche tedesche creditrici in misura crescente nei confronti del resto dell’Eurozona).
Controlli di capitale per evitare squilibri pagamenti Target 2
Secondo Sinn, la Bundesbank potrebbe imporre l’introduzione di controlli di capitale per evitare l’accrescimento dei crediti nei confronti delle altre banche centrali europee, tramite la Bce, aumentino. Questo fenomeno, secondo il direttore dell’Ifo, sarebbe sintomatico di una “fuga di capitali” dal resto d’Europa “verso la Germania”.
In tempi recenti Mario Draghi aveva chiarito che i saldi Target 2 avevano ripreso ad allargarsi per effetto Qe, anche se, in precedenza, ciò era stato dovuto a una crisi di fiducia da parte delle banche del nord nei confronti del sud, come scrive la stessa Bundesbank:
“[Dal 2008 in poi] le banche domiciliate in Germania hanno continuato ad attirare flussi safe haven dall’estero, la crisi della fiducia ha ridotto il volume trasferimenti di credito a istituzioni straniere nei paesi colpiti dalla crisi. L’evoluzione dei saldi Target2 nella fase due era un sintomo della crisi”.
Il timore di Sinn sembrerebbe fondarsi sul fatto che il credito Target2 della Bundesbank sarebbe messo in pericolo in caso di uscita dall’euro dell’Italia. Questo timore sarebbe smentito dalla posizione di Bankitalia sul tema:
“Eventuali perdite di bilancio relative alle operazioni di rifinanziamento principali vengono ripartite tra tutte le banche centrali nazionali sulla base della quota di partecipazione al capitale della Bce, indipendentemente da quale banca centrale nazionale abbia erogato il finanziamento e dalla distribuzione dei saldi Target2 all’interno dell’Eurosistema”, in quanto, i saldi su Target2 “non rappresentano un’obbligazione bilaterale tra due paesi”.
A prescindere dalla fondatezza concreta dei timori dell’economista tedesco, appare chiaro che la prospettiva resta quella di una crescente sfiducia sulla integrità dell’Eurozona.