Dopo la presa di posizione a favore del governo italiano da parte di Larry Elliott sul Guardian, è stata nuovamente una testata britannica, il Financial Times, a puntare il dito contro l’Europa, ribaltando le responsabilità sulla labile stabilità dell’Eurozona. L’ultimo editoriale di Wolfgang Munchau, è netto sin dal titolo: “La mancanza di riforme, non l’Italia, spaccheranno l’Eurozona”.
“Sfortunatamente molti europei trattano l’integrazione europea come un atto di fede”, scrive Munchau, “o appartieni a una fazione o all’altra. Se sei, come me, da qualche parte nel mezzo, gli interlocutori si sentono confusi. Credo sia ragionevole che un paese in difficoltà come l’Italia rimanga nell’Eurozona finché ci sarà la più pallida speranza che il rapporto sia sostenibile. E’ stato l’europeismo incondizionato dei leader del passato italiano ad aver dato origine all’attuale reazione nazionalista. I precedenti governi hanno accettato la legislazione europea che era profondamente contraria agli interessi italiani”.
L’editorialista del Financial Times procede con gli esempi, includendo i contributi del fondo salva-stati, la cui spesa è stata inserita nel calcolo sul deficit, l’accettazione delle norme sul bail-in che “avrebbero lasciato migliaia di risparmiatori italiani senza protezione” e “peggio di ogni altra cosa l’accettazione nel 2012 del Fiscal compact”.
Secondo Munchau se i “presidenti del Consiglio precedenti fossero stati più intransigenti, la rivolta anti-europea sarebbe stata più morbida”. Di fatto, questa presa di posizione ribalta le responsabilità di un cambiamento politico che, per molti, è il risultato di una propaganda d’odio priva di validi contenuti.
Il giornalista del Financial Times, tuttavia, non fa sconti ai gialloverdi in merito alle proposte unilaterali come quella, rimossa dal contratto di governo, di una possibile cancellazione del debito pubblico acquistato dalla Bce. “Il mio primo consiglio per loro sarebbe quello di abbandonare l’unilateralismo e adottare una visione transazionale: mettere in chiaro le condizioni che permetterebbero all’Italia di rimanere e prosperare dentro l’euro.
Il nuovo premier Conte dovrebbe fare asse comune con Emmanuel Macron e, magari, con lo spagnolo Pedro Sanchez nel convincere la Germania ad appoggiare una riforma dell’Eurozona. Per farlo, secondo Munchau, andrebbe fatto capire ad Angela Merkel che evitare questo sviluppo avrebbe grossi costi.
“Per il momento, la migliore argomentazione a sostegno del fatto che l’Italia dovrebbe rimanere nell’euro è la speranza che la zona euro alla fine verrà riformata. Se sappiamo per certo che questo non succederà, l’argomento cambia. Non sarebbe allora la politica italiana che uccide l’euro, ma la mancanza di riforme nell’Eurozona e il massiccio surplus delle partite correnti della Germania”.