Nella guerra dei dazi, parte ufficialmente la controffensiva della Ue nei confronti degli Stati Uniti. A partire da luglio, Bruxelles imporrà dazi per 2,8 miliardi di euro sui prodotti americani, in risposta alle tariffe applicate da Trump su acciaio e alluminio provenienti dall’Ue (e da Canada e Messico).
La risposta europea è inferiore rispetto al danno stimato da 6,4 miliardi di euro dei dazi americani. I restanti 3,6 euro di sanzioni di ribilanciamento saranno applicati in seguito, entro un periodo di tre anni o a seguito di un pronunciamento del Wto sulla questione.
Nel mirino della Commissione Ue, alcuno tra i prodotti simbolo degli Stati Uniti: a partire da vari tipi di succo d’arancia e di mirtillo, di riso parboiled e di mais confezionato. Nell’elenco compaiono anche il bourbon, il whisky, i sigari, le sigarette e altri prodotti del tabacco.
Nel settore dell’abbigliamento, oltre ai jeans, vengono colpite le magliette di cotone. I dazi Ue si applicheranno poi alle motociclette sopra i 500 cm3 di cilindrata, a imbarcazioni e yacht, motori per barche, canoe e carte da gioco (quest’ultimo è l’unico prodotto con un dazio aggiuntivo limitato al 10%).
E, non da ultimi, dazi su diversi prodotti legati all’alluminio e all’acciaio. Per questo provvedimento, la Commissione europea ha dichiarato di avere il pieno appoggio di tutti e 28 gli stati membri.
“Almeno per ora, invece di ottenere accordi commerciali agitando il bastone dei dazi su acciaio e alluminio, abbiano attirato tariffe su di noi”, ha commentato dagli Stati Uniti Peter Boockvar, chief investment officer di Bleakley Advisory Group, “penso che l’obiettivo delle nostre misure doganali fosse costringere gli altri Paesi a trattare, ma invece abbiamo solo provocato dazi di risposta. Speriamo che la situazione resti sotto controllo”.
Il tema commerciale si candida ad essere in primo piano anche al G7 in programma in Canada nei prossimi giorni. La stessa cancelliera tedesca Angela Merkel ha spiegato di attendere “discussioni difficili” non soltanto in relazione ai dazi, ma anche alla scelta degli Usa di rititrarsi dall’accordo di Parigi sul clima e da quello con l’Iran sul nucleare.