Più iscritti alla previdenza complementare ma meno soggetti che pagano i contributi. Questa la fotografia che scatta la COVIP, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione nella sua relazione annuale.
A fine 2017 gli iscritti alla previdenza complementare sono circa 7,6 milioni, in crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente, così come il numero complessivo delle posizioni è pari a 8,3 milioni e comprende le posizioni doppie o multiple che fanno capo allo stesso iscritto. In salita anche il numero di posizioni sulle quali non sono confluiti versamenti nell’anno, pari a 2,1 milioni, in crescita del 14 per cento rispetto al 2016.
Rovescio della medaglia sono gli 1,8 milioni di iscritti alla previdenza complementare, pari al 23,5% del totale degli iscritti, che nel 2017 non hanno effettuato contribuzioni. I contributi medi annui per singolo iscritto sono stati l’anno scorso pari ad appena a 2.620 euro e un quarto degli iscritti (25,1%) ha effettuato versamenti inferiori a 1.000 euro, ben al di sotto della soglia massima di 5.164,57 euro che consente la deducibilità fiscale: Da qui l’allarme: tali cifre non sono certamente sufficienti per crearsi una pensione di scorta adeguata.
Come si può intervenire? Lancia qualche idea il presidente di COVIP, Mario Padula. Per stimolare l’aumento delle adesioni e l’entità dei versamenti, suggerisce Padula, potrebbero essere introdotti meccanismi di adesione automatica. Cosa sostenuta anche dal presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello, che propone di inserire già nel contratto collettivo la partecipazione del dipendente con contributi anche a suo carico e con l’utilizzo del TFR. Infine, suggerisce Padula, per gli iscritti che hanno interrotto i versamenti sarebbe utile poter riportare ad anni di imposta successivi i benefici che non si sono utilizzati in anni di incapienza fiscale.