Il premio Nobel per l’economia, Joseph Stiglitz, è tornato ad occuparsi del problema della sostenibilità dell’euro, evocando lo scenario di una doppia circolazione monetaria in Italia. Questa volta il riferimento al nostro paese è diretto sin dalle prime righe dell’intervento, comparso su Project Syndacate.
“L’Italia, la terza più grande economia della zona euro, ha scelto ciò che può essere definito, quantomeno, come un governo euroscettico. Questo non dovrebbe sorprendere nessuno. Il contraccolpo in Italia è un altro prevedibile (e previsto) episodio della lunga saga di un accordo valutario mal progettato, in cui la potenza dominante, la Germania, impedisce le necessarie riforme e insiste su politiche che esacerbano i problemi”.
Ma l’euro non sembra sconveniente solo per l’Italia, ma per il complesso dell’Eurozona: “Nel 2000, un anno dopo l’introduzione dell’euro, gli Stati Uniti avevano un’economia più grande del 13% rispetto all’Eurozona; nel 2016 era più grande del 26%”. Stiglitz ha poi ribadito sul sito la tesi esposta nel suo ultimo libro, The Euro:
“È un sistema quasi progettato per fallire. Ha tolto i principali meccanismi di aggiustamento dei governi (tassi d’interesse e tassi di cambio); e, piuttosto che creare nuove istituzioni per aiutare i paesi a far fronte alle diverse situazioni, ha imposto nuove restrizioni – spesso basate su teorie economiche e politiche screditate – su deficit, debito e persino politiche strutturali”.
Come ribaltare la soluzione? Secondo l’economista, la soluzione più desiderabile non dovrebbe portare alla rottura dell’euro, bensì a un cambio nella responsabilità politica della Germania come nucleo centrale dell’Eurozona. Per molto tempo, però, sono state invocate più politiche espansive a Berlino, senza che ne sortissero grossi cambiamenti. Per questo Stiglitz afferma: “Non conto più sul fatto che [i tedeschi] cambino rotta”. In modo simile al Portogallo, argomenta l’economista, l’Italia potrebbe mostrare un’alternativa all’austerità:
“[In Italia] il sentimento anti-euro sta arrivando sia da sinistra che da destra. Con il suo partito della Lega di estrema destra ora al potere, Matteo Salvini, leader del partito e politico esperto, potrebbe effettivamente lanciare il tipo di minacce che i neofiti, altrove, avevano paura di implementare. L’Italia è abbastanza grande, con economisti validi e creativi, perché possa gestire una partenza de facto [dall’euro] stabilendo una doppia valuta flessibile che potrebbe aiutare a ripristinare la prosperità. Ciò violerebbe le norme sull’euro, ma la responsabilità di una uscita de jure, con tutte le sue conseguenze, verrebbe scaricata su Bruxelles e Francoforte”, che si troverebbero nella difficile posizione di decretare ufficialmente un’espulsione dell’Italia dall’area valutaria.
“Qualunque sia il risultato, l’Eurozona sarebbe lasciata a brandelli. Ma non è necessario che si arrivi a questo”. Il piano A, resta il cambio della prospettiva tedesca su come riformare l’Eurozona. Anche se finora questa svolta non si è mai verificata.