NEW YORK (WSI) – L’aumento dei prezzi del petrolio è una buona notizia per molti produttori ma non per tutti. Tra quelli che non gioiscono si colloca il gigante svizzero delle materie prime Trafigura che ha assistito ad un crollo dei sui profitti fino al 50% nella prima metà dell’anno fiscale.
Come a dire: i giorni di acquisto e stoccaggio del greggio a buon mercato sono finiti. Con il petrolio che quest’anno ha superato gli 80 dollari al barile, i commercianti di materie prime con una grande attenzione al petrolio sono stati penalizzati.
Durante la crisi del prezzo del petrolio, i commercianti difatti hanno acquistato greggio a buon mercato e lo hanno immagazzinato per rivenderlo quando i prezzi sarebbero aumentati. Nel frattempo, però, sono intervenute altre variabili tra cui l’aumento dei tassi d’interesse e la concorrenza che hanno reso difficile la realizzazione di questa strategia. Un comunicato della stessa Trafigura ha indicato nella pressione sui margini, derivante da un cambiamento nella struttura del mercato petrolifero, il motivo del calo dell’utile del gruppo per il primo semestre del suo esercizio 2018.
“Il mercato petrolifero ha subito un arretramento nell’ottobre 2017 a causa dell’aumento dei prezzi in risposta ai limiti di produzione guidati dall’OPEC (..) Nel tentativo di riequilibrare l’equazione, Trafigura ha intrapreso una sostanziale ristrutturazione dei suoi portafogli di negoziazione e ha cercato di ridurre i costi riducendo le scorte e adeguando radicalmente i suoi impegni di stoccaggio”.
Ma era troppo tardi e i profitti lordi della divisione petrolifera di Trafigura sono scesi a 299 milioni di dollari nel periodo, rispetto ai 652 milioni di dollari dell’anno precedente. Ma il greggio non è l’unico problema di Trafigura. La divisione metalli non è stata in grado di compensare il ritardo del commercio petrolifero, registrando anche in questo settore un calo di profitto nel primo semestre, per la prima volta in quattro anni. Nei sei mesi fino a marzo, il trader svizzero delle materie prime ha registrato un calo del 53 per cento del reddito netto, sceso a 222 milioni di dollari, in calo rispetto ai 471 milioni di dollari dell’anno precedente. Il dato peggiore dal 2014.