Prima metà dell’anno debole per l’euro. Che, complice la politica espansiva della Bce e il rallentamento econonomico della zona euro, continua a perdere terreno contro tutte le principali valute.
Come nota Vito Lops, in un articolo del Sole 24 Ore:
Da inizio anno l’euro è in “rosso” nei confronti di tutte le altre valute big: circa 3 punti percentuali sul dollaro, 1,5% su franco svizzero, quasi un punto percentuale sulla sterlina e il 5,5% nei confronti dello yen giapponese. Nelle ultime ore sta rimbalzando sul biglietto verde con il cambio che si è riportato a quota 1,17 dopo aver toccato la scorsa settimana quota 1,15, cosa che non accadeva dall’estate scorsa. Tuttavia dietro questo ultimo slancio c’è più la debolezza del biglietto verde che non la ritrovata verve dell’euro.
Dietro la debolezza del dollaro, ci sarebbe l’escalation dei dazi commerciali, fattore depotenziante per il dollaro. Scrive Lops:
Di questo passo non è da escludere che il cambio euro/dollaro continui a salire ancora un po’ perché a detta degli esperti in questo momento la banda di oscillazione è compresa tra 1,12 e e 1,2. Il cambio varia in base a quale/i dei market mover in grado di orientarlo vanno per la maggiore.
Entrando nel dettaglio dei fattori, che stanno indebolendo la moneta unica, Lops dice:
Mentre la politica monetaria della Bce – che ha rimandato a dopo l’estate 2019 la prossima stretta – è il fattore più forte che spinge l’euro al ribasso. Il tutto poi dipende dall’andamento economico.
Ma non solo.
Il rallentamento della crescita è un altro fattore che penalizza l’euro. E che è collegato direttamente ad aspettative di inflazione e di conseguenza alla politica monetaria. In questo momento i mercati scontano al 65% delle possibilità un rialzo del tasso sui depositi da parte della Bce a settembre 2019. Ma solo sei dai prossimi dati macro non arriveranno altre delusioni. Altrimenti la spinta ribassista sull’euro potrebbe essere più forte di quella attuale. E la Bce potrebbe prolungare ulteriormente la politica espansiva.