Economia

Reddito minimo: per Di Maio priorità, per Nobel Phelps “una pessima idea”

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Mentre il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, conferma la priorità del reddito minimo. Che, a suo avviso, potrebbe essere messa in bilancio già nel 2018, restano numerosi i dubbi degli esperti sulla sua efficacia come misura per combattere la disoccupazione e ridurre allo stesso tempo la povertà.

“È una pessima idea” ha commenato il premio Nobel per l’Economia Edmund Phelps intervistato dal Foglio “Sto pensando … ma … no, non c’è alcun modo per modificarla e farla funzionare. Posso capire che si possa creare qualche sussidio che venga amministrato attraverso le imprese. Ad esempio le aziende che fanno nuove aperture o intraprendono nuove iniziative possono ricevere un sussidio per le nuove assunzioni, questo potrebbe essere positivo perché incoraggia un po’ di innovazione, aiuta le aziende che fanno nuove cose e formano le persone. Ma affidare tutto al settore pubblico, che non ha nulla da offrire, è una totale mancanza di riconoscimento dell’esperienza e della centralità del lavoro nella vita delle persone”.

Tornando al reddito minimo, Di Maio,  durante il question time alla Camera, ha confermato che quello del reddito minimo: “per me è la priorità e deve essere fatto subito, per attuarlo il prima possibile”. Rispondendo a una interrogazione di FI sull’individuazione delle risorse per poter attuare la misura già dal 2018, Di Maio ha detto:

“Le coperture le abbiamo indicate per anni in una proposta di legge, in parte discussa” in Parlamento. Il ministro ha assicurato che il reddito di cittadinanza “non è una misura assistenzialista” ma uno “strumento di transizione per riqualificare” le persone che hanno perso il lavoro e aiutarli a essere reinseriti nel mercato del lavoro.

Il ministro del Lavoro si è poi soffermato durante il question time anche sulle modalità dell’approvazione della misura:

Con il presidente Conte abbiamo subito indetto un tavolo alla presidenza del Consiglio per coordinare i ministeri che se ne interesseranno e per realizzare questo strumento”, che “prevede non solo diritti ma anche doveri nei confronti dello Stato”.