Mentre il governo Conte è al lavoro sulla riforma delle pensioni ed in particolare sulla possibilità di introdurre una quota 100, sono i molti lavoratori che a partire dal 2019 faranno i conti con l’adeguamento dei requisiti previdenziali all’aspettativa di vita.
Come riporta Adnkronos, infatti, i requisiti subiranno un aumento di circa 5 mesi: per usufruire della pensione di vecchiaia contributiva, quindi, serviranno almeno 71 anni di età unitamente ai 5 anni di contribuzione.
Per la pensione di vecchiaia contributiva sarà richiesta un’età pari a 71 anni, oltre a 5 anni di contributi. Per la pensione di vecchiaia ordinaria, invece, l’età pensionabile è aumentata di 3 mesi, diventando così pari a 67 anni per tutti, mentre il requisito contributivo è rimasto invariato (20 anni).
Gli stessi anni di contributi sono richiesti anche per la pensione anticipata contributiva per cui, invece, l’età anagrafica diventa 64 anni visto l’incremento di 3 mesi. Per quanto riguarda la pensione anticipata ordinaria, invece, bisogna fare una distinzione tra uomini e donne. I primi potranno accedervi una volta maturati 43 anni e 3 mesi di contributi, mentre per le seconde basteranno 42 anni e 3 mesi. In entrambi i casi non è previsto alcun requisito anagrafico.
Si segnala, poi, un incremento di 5 mesi della quota 41 per lavoratori precoci, per i quali dal 1° gennaio 2019 saranno necessari 41 anni e 5 mesi di età per andare in pensione.
Infine, l’aumento dei requisiti per la pensione di vecchiaia comporterà anche una variazione per l’Ape Volontario, poiché questo può essere richiesto quando ci si trova a meno di 3 anni e 7 mesi dal raggiungimento dei requisiti per la pensione. Quindi, dal 1° gennaio, non si potrà accedere al prestito pensionistico con meno di 63 anni e 3 mesi di età.