Aumenta il numero di pignoramenti di immobili in Italia. Una situazione che distrugge valore sia per il debitore che per il creditore
Nel Portale delle vendite pubbliche del Ministero della Giustizia ci sono oggi 36.700 annunci di vendita in asta di immobili residenziali. Case finite lì perché il proprietario non è riuscito a fare fronte ai propri debiti. Dietro questi immobili ci sono storie diverse. Non è solo la difficoltà a pagare le rate del mutuo a precipitare molte persone in una situazione drammatica. C’è chi ha acceso altri finanziamenti da cui non riesce più a rientrare, chi non paga le spese condominiali, ci sono le storie di chi ha perso il lavoro o si è trovato in una situazione finanziaria di difficoltà per una separazione.
Pignoramenti in crescita
Quale che sia la causa del problema, sta di fatto che è in crescita. Secondo i dati del sito specializzato Enti e Tribunali nel 2015 ci sono state 226.000 esecuzioni immobiliari, nel 2016 sono state 267.000 e nel 2017 oltre 234.000. Con un ritmo di oltre 200.000 pignoramenti l’anno il rischio è di arrivare a quota 1,5 milioni di immobili in asta nei prossimi cinque anni. Nel 70% dei casi si tratta di abitazioni, nel 4% di negozi e uffici, nel 7% di capannoni industriali e nel 13% di terreni. Poco meno dell’1% di immobili in asta è rappresentata da hotel e strutture alberghiere, nella maggior parte dei casi si tratta di micro-strutture a conduzione familiare. Mentre nel restante 6% dei casi, sono presenti una serie di unità immobiliari di diversa natura e anche di difficile ricollocazione.
Questi dati sono stati ricordati da William Cappa, fondatore di Cappa & Associati società specializzata nel settore del debito con un focus sui pignoramenti, nel corso di una presentazione a Milano.
Valore bruciato
“Il problema è che poi, quando una casa finisce all’asta – ha precisato Cappa – non viene mai venduta al suo valore reale e spesso viene persa per meno della metà di quello che vale, non consentendo così ai pignorati di saldare i propri debiti e mettendoli a rischio di essere attaccati su altri fronti: Tfr, macchine, eredità e parenti che hanno fatto loro da garante che si ritroverebbero, in questo caso, vittime collaterali della situazione”.
Su 267.323 case messe all’asta nel 2016, certifica il Report Aste 2017 di Astasy Analytics, solo il 14% dei casi ha portato a un’effettiva estinzione delle procedure contro il debitore. Inoltre su 36.858 aste chiuse nel 2016,
“non esiste con certezza – riporta Enti e Tribunali – il valore di ribasso o lo sconto medio poiché la dispersione dei 139 tribunali italiani non consente la gestione di questo tipo di dato. Tuttavia, da un dato non certificabile ma fonte di esperienza operativa, la differenza tra valore di perizia e valore di aggiudicazione si aggira, su scala nazionale, attorno al 56%”.
“Per questo è importante intervenire prima di arrivare a una vendita all’incanto”
ha spiegato Cappa, la cui società mette a disposizione un network di consulenti in tutta Italia in grado di seguire il debitore e trattare direttamente con i creditori nel tentativo di chiudere definitivamente la posizione sua posizione debitoria.
“La vendita in asta, magari dopo una o due aste andate a vuoto, si traduce in una perdita sia per il debitore che nella maggioranza dei casi non può sanare completamente la sua posizione, che per il creditore che rientra solo in parte del prestito effettuato. Noi lavoriamo per convincere le parti coinvolte a non bruciare il valore dell’immobile e arrivare a un accordo che è vantaggioso per entrambi. Cappa & Associati può anche intervenire chiudendo il debito con capitali propri, togliendo il pignoramento della casa, recuperando parte del valore dell’immobile o vendendolo a un prezzo migliore. Il costo del servizio è poi a carico dei soli creditori”.