I mercati tentano di conservare la traiettoria positiva di inizio settimana, con le tensioni fronte Usa che non si placano. Lato guerra commerciale, non c’è nulla di veramente nuovo dopo l’entrata in vigore dei dazi bilaterali da parte di Cina e America. L’unico spunto degno di nota riguarda la posizione di Pechino, che ha espresso la volontà di fare fronte comune con gli europei. Pista che però le autorità a Bruxelles non sembrano intenzionate a seguire. Anzi, la cancelliera Angela Merkel pare pronta a fare concessioni a Donald Trump: si è detta disposta a valutare l’imposizione di un regime generalizzato di dazi più bassi in alcuni settori come per esempio in quello automobilistico. Sul dossier cinese, e le accuse di svalutazione della moneta e di manodopera a basso costo, l’Unione Europea condivide a grandi linee la diagnosi formulata da Washington. Questo però non significa che approva le misure protezioniste messe in atto da Washington per contrastare le pratiche commerciali sleali della Cina.
Inoltre i paesi membri dell’UE sono in modalità wait-and-see in vista del summit della NATO di mercoledì. Il problema cruciale riguarda il budget. Trump ha trovato un altro argomento per criticare l’Ue. Dopo il surplus delle partite correnti giudicato troppo elevato (3,5% del PIL), ora a essere preso di mira è l’apporto giudicato insufficiente alle spese per la Difesa. Nel 2016 è stato preso l’impegno di portarlo al 2% del PIL entro il 2024, ma ancora siamo lontani da quelle cifre. La Germania è all’1,2%, l’Italia all’1,1% e la Spagna allo 0,9%. La tendenza è al rialzo ma gli sforzi non sono ancora sufficienti per convincere l’amministrazione Trump. In ogni dossier è la Germania che si trova in prima linea e l’impressione è che spetterà a Berlino il compito di placare la collera del presidente americano. I mercati guardano con impazienza ai prossimi sviluppi.