E’ arrivata la resa dei conti all’interno di Banca Carige. Prima le dimissioni del presidente Giuseppe Tesauro, poi quelle del consiglio Giuseppe Lunardi e di Francesca balzani, in entrambi i casi per divergenze relative alla governance e alla gestione della banca in polemica con l’amministratore delegato, Paolo Fiorentino. Oggi la richiesta di revoca del cda da parte di Raffaele Mincione.
L’ex presidente Tesauro si è dimesso a fine giugno accusando l’ad Fiorentino di personalismo nella gestione e per presunti rapporti con il costruttore Parnasi finito nell’inchiesta sullo stadio della Roma.
“Non riesco più a comprendere le modalità relazionali della Bce, la quale negli ultimi tempi scrive e dialoga direttamente con l’a.d e solo marginalmente col presidente”.
Così Tesauro nella sua lettera di dimissioni. Proprio Tesauro è stato eletto nella lista di Malacalza Investimenti, primo socio dell’istituto ligure con il 20,6% del capitale e considerato uomo di fiducia del vice presidente, Vittorio Malacalza, i cui rapporti con l’ad Fiorentino si sono incrinati a fine 2017 in occasione dell’aumento di capitale. Oggi si viene a sapere che contro Tesauro, l’ad Fiorentino sta preparando una querela per diffamazione.
E proprio oggi il finanziere Raffaele Mincione, che detiene una quota superiore al 5% del capitale di Banca Carige attraverso le società Pop12 e Time & Life – che spinge per un’aggregazione in tempi rapidi e sostiene Fiorentino – ha presentato richiesta di revoca dell’attuale cda nell’assemblea degli Azionisti per il prossimo mese di settembre. Come si legge nel comunicato stampa:
“Ho preso questa decisione come atto dovuto per tutelare il corretto proseguimento del piano di crescita e il futuro sviluppo di Banca Carige, con l’obiettivo di difenderne il valore. Ritengo, infatti, che la situazione a livello di governance sia repentinamente peggiorata e sia venuto a mancare il contesto favorevole affinché il management possa portare avanti le azioni già avviate e necessarie alla ristrutturazione della Banca, quelle stesse approvate e auspicate anche dalla Bce e dalla Banca d’Italia“.
Intanto a Piazza Affari la banca ha lasciato sul terreno il 2,3% a 0,00842 euro, viaggiando così ormai da tempo sotto la soglia di 1 centesimo di euro, il prezzo dell’aumento di capitale da 500 milioni realizzato lo scorso anno.