Le Pmi, già strozzate dalle tasse, rischiano, in assenza di correttivi, di subire ulteriore aumento della pressione fiscale nel corso dell’anno. La denuncia arriva dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna), che nel Rapporto 2018 dal “Comune che vai, fisco che trovi” pubblicato oggi evidenzia come la pressione fiscale sulle piccole e medie imprese italiane, già salita nel 2017 dello 0,3% toccando quota 61,2% nel 2018, sia destinata a crescere ancora, portandosi al 61,4%.
Di conseguenza, il giorno della liberazione fiscale media si allungherà di altre ventiquattr’ore, per arrivare all’11 agosto, contro il 10 agosto del 2017 e il 9 agosto del 2016.
Il triste primato di capoluogo più tartassato spetta a Reggio Calabria con un tasso totale salito al 73,4% (+0,2% rispetto all’anno scorso). Fra Irap, Irpef con addizionali regionale e comunale, Imu, Tasi, Tari e contributi previdenziali versati alla cassa artigiani, al titolare di una piccola impresa con sede a Reggio di Calabria resterà solo il 26,6% del reddito prodotto. Seguono a ruota Bologna (72,2%), seguita da Roma e Firenze (69,5%), Catania (69%), Bari (68,5%), Napoli (68,2%), Cremona e Salerno (67,3%), Foggia (66,8%).
Sul fronte opposto, Gorizia, dove il la pressione fiscale incide per il 53,8%. Nell’ordine seguono Udine (54,5%), Imola (54,9%), Cuneo, Trento e Belluno (55%), Sondrio (55,3%), Carbonia (55,8%), Arezzo (56,1%) e Mantova (56,2%).
Di conseguenza mentre a Reggio Calabria il giorno in cui si smette a lavorare per pagare le tasse e si comincia a lavorare solo per se stessi è il 24 settembre, a Gorizia quel giorno è anticipato al 14 luglio.