Hanno causato una bufera di polemiche le parole di Donald Trump a seguito dell’incontro con Vladimir Putin, quando ha detto che l’inchiesta sul Russiagate è nata soltanto perché i democratici hanno perso” e “non c’è stata collusione”.
Da qui il tycoon ha mosso critiche nei confronti dell’Fbi e di tutta l’intelligence a stelle e strisce provocando la reazione in patria. Leader repubblicani, ex funzionari di intelligence, i giornalisti in diretta televisiva tutti a criticare aspramente il presidente di un atteggiamento blando e servile nei confronti di Putin.
I consiglieri più vicini di Trump, tra cui il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo, sembra abbiano chiesto al presidente una correzione alle sue parole, preoccupati per l’eco creata soprattutto all’interno dello stesso partito repubblicano. Il Washington Post ha definito Trump “colluso apertamente con il leader criminale di una potenza ostile”, così anche il Wall Street Journal scrive di un imbarazzo personale e nazionale. Nel coro di critiche anche lo speaker Paul Ryan. I russi “hanno interferito nelle nostre elezioni. E’ molto chiaro. Non deve esserci dubbio a riguardo”.
Così ieri è arrivata la retromarcia sorprendente di Trump.
“Ho piena fiducia e sostegno nell’intelligence degli Stati Uniti” e “accetto” le conclusioni degli 007 sulle ingerenze russe nelle elezioni. Mi rendo conto che c’è bisogno di un chiarimento: volevo dire ‘non vedo perché la Russia non debba essere ritenuta responsabile’ per le interferenze nelle elezioni americane. Intendevo dire l’opposto”.
Intanto da Reteurs arriva la notizia di contatti sempre più intensi tra Mosca e Washington iniziati nel 2015 e sfociati nel summit di Helnsinki. Le discussioni sarebbero tra il Segretario alla Difesa USA Jim Mattis e il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu che costituirebbero un ulteriore passo verso la creazione di colloqui politici più regolari ad alto livello tra le due potenze nucleari.