Leggermente sotto le stime il Pil Usa del secondo trimestre, che ha segnato un rialzo del 4,1% annuale dopo il + 2,2% del primo trimestre (dato rivisto al rialzo dal 2% dal Dipartimento del commercio). Si tratta della maggiore crescita da quattro anni nonché il terzo miglior trimestre dalla Grande Recessione. Gli analisti si chiedono ora se l’Amministrazione Trump riuscirà a mantenere questi ritmi nel prossimi trimestri.
Ad avere fatto da traino al dato odierno è stato il commercio: le esportazioni nette hanno contribuito per 1,06 punti percentuali; le scorte hanno invece sottratto 1 punto percentuale. Anche le spese dei consumatori – da cui dipendono due terzi dell’economia Usa – hanno dato il loro contributo: sono aumentate del 4%.
“Dati fantastici sul Pil sono appena stati diffusi” ha scritto il presidente americano Donald Trump in un tweet. Già ieri il leader Usa aveva detto che il dato odierno sarebbe stato “straordinario”.
Il dato odierno dovrebbe confermare l’approccio della Federal Reserve centrato su una normalizzazione graduale della sua politica monetaria. In teoria da qui alla fine del’anno l’istituto di Jerome Powell ha messo in conto altre due strette. Nella riunione della settimana prossima il costo del denaro dovrebbe restare invariato per poi salire a settembre di un quarto di punto percentuale al 2-2,25%.
Si consolida intanto la crescita odierna del dollaro, dopo il rally che lo ha allontanato dal minimo delle due settimane spingendolo al massimo dei cinque giorni.
“Il Dollar Index si sta avvicinando alla soglia di 95 punti, importante resistenza oltre la quale andrebbe ad aggiornare i massimi da oltre un anno” scrive Vincenzo Longo, market strategist di IG, aggiungendo che “Il cambio EUR/USD si sta spingendo nuovamente verso l’1,16 basso, dopo il doppio test a 1,1740-1,1750 delle ultime sedute. Il primo supporto rimane su 1,1580, al di sotto del quale rimane molto probabile una prosecuzione della discesa verso 1,1500. Solo un dato del Pil sotto al 4% potrebbe smorzare temporaneamente un po’ questa forza, in attesa delle Banche centrali”.
Come fa notare, Junichi Ishikawa, strategist di IG:
“Il dollaro è in rialzo su vari fronti e questo riflette la spinta al rialzo di cui sta beneficiando e che arriva da fattori fondamentali, in particolare più alti rendimenti Usa e rialzi azionari, con un ritorno dell’appetito di rischio. Il dollaro resterà bloccato fra la spinta al rialzo derivante da tali fattori fondamentali e le pressioni al ribasso derivanti da fattori politici, come i tentativi del presidente Trump di tenere sotto controllo la forza del dollaro”.