Nonostante le incertezze sull’economia, la Bank of England ha alzato il costo del denaro dallo 0,5 allo 0,75%. La mossa era attesa dagli analisti e trova giustificazione nel rafforzamento del mercato del lavoro e di quello del credito. . I membri del comitato ritengono necessarie altre strette monetarie che saranno “graduali e limitate”.
Nel frattempo, l’istitito di politica monetaria ha alzato le stime sulla crescita della Gran Bretagna per il 2019. Il Pil è atteso all’1,4% nel 2018 e all’1,8% nel 2019 (dall’1,7% del report di maggio) ha detto la BoE sottolineando che “le previsioni assumono un ulteriore rialzo dei tassi entro il 2020” e che l’outlook può essere impattato “in modo significativo” dalle attese della Brexit.
Riviste al rialzo le stime sull’inflazione al 2,3% (dal 2,2%) nel 2018 e al 2,2% (dal 2,1%) nel 2019 e vede un ritorno dell’inflazione al target del 2% nel 2020.
La variazione odierna sui tassi di interesse porterà maggiori costi per coloro che chiedono prestiti in banca, mutui compresi. La BOE aveva alzato lo scorso novembre il costo del denaro dallo 0,25% all’attuale 0,5%, primo rialzo in oltre 10 anni.
La Brexit rimane la più grande incertezza che si attesta sull’economia britannica. I negoziatori di Gran Bretagna e Unione europea vogliono raggiungere un accordo entro ottobre in vista del divorzio definitivo del 29 marzo 2019.
Tuttavia, ci sono ancora divergenze significative sul tavolo, con i responsabili politici che si stanno preparando anche per uno scenario di non-accordo. Nell’ultimo caso, gli scambi tra il Regno Unito e l’Europa diventerebbero più costosi per le imprese.
Guardando avanti, c’è chi scommette che nel 2019 la Banca d’Inghilterra potrebbe sorprendere il mercato, alzando i tassi di interesse oltre le attese. Ne è convinta Karen Ward, strategista presso J.P. Morgan Asset Management secondo cui la BoE procederà a passo spedito sulla strada dei rialzi una volta che saranno archiviate le preoccupazioni sulla Brexit.
Per Russell Silberston, Head of Multi-Asset Absolute Return di Investec AM:
“Nonostante l’aumento appaia modesto, porterà i tassi ai livelli prevalenti del febbraio 2009, quando nel bel mezzo della crisi finanziaria globale, la Banca di Inghilterra ridusse il tasso dall’1% allo 0,5%. Così, questa mossa è un segno del fatto che ci stiamo lentamente lasciando alle spalle l’eredità di quel periodo”. Tuttavia – continua – l’economia del Regno Unito è molto diversa oggi rispetto a quella che prevaleva alla vigilia della grande crisi finanziaria, caratterizzata da una crescita economica poco brillante, un mercato del lavoro solido e una bassa produttività. Allora come mai la Banca di Inghilterra sta considerando un restringimento della politica monetaria? La risposta giace più sul versante dell’offerta che su quello della domanda, sul quale solitamente i mercati e gli analisti si focalizzano. Possiamo guardare all’offerta come a una sorta di “limite di velocità” economico che negli anni recenti ha visto un crollo fino a circa l’1,5% per anno, da un 2%-2,5% annuo.
Per Silberston, “i sono diverse spiegazioni per questa discesa, ma il collasso della produttività, legata all’industria manifatturiera e ai servizi finanziari, è uno dei driver principali del crollo. Questo limite di velocità più basso implica che anche con una crescita economica modesta, la capacità di riserva sarà esaurita più rapidamente, aumentando la pressione inflazionistica. Questa carenza di capacità e il rischio di una maggiore inflazione sono a nostro avviso la spiegazione chiave dietro le azioni della Banca”.
“Un altro aspetto interessante – nota ancora l’esperto – oltre all’aumento tanto atteso e alle previsioni del Rapporto sull’Inflazione, è un aggiornamento della view della Banca sul livello dei tassi di interesse neutrali del Regno Unito. Questo è il livello dei tassi compatibile con il trend di crescita e l’obiettivo di inflazione. Diversamente dalla Federal Reserve, la Banca di Inghilterra non ha ancora comunicato formalmente la sua valutazione del tasso. Basandosi sul pricing attuale, il tasso è all’1,8%. Probabilmente è troppo basso, visto che ad esempio il modello Laubach-Williams suggerisce un tasso nominale al 3,5%. La Banca ha ora indicato tassi di interesse nominali neutrali vicini al 2,5%. Tutto ciò farà aumentare in maniera significativa i rendimenti dei titoli di Stato britannici a più lunga scadenza nei prossimi mesi“.
Con la decisione odierna della BOE, si conclude una settimana ricca di appuntamenti sul fronte della politica monetaria: ieri era stata la volta della Fed mentre martedì era toccato alla BoJ.