La Russia ha minacciato gli Stati Uniti di imporre misure di ritorsione in risposta all’inasprimento delle sanzioni da parte di Donald Trump, ma non è ben chiaro come e quando la rappresaglia si materializzerà. Probabilmente liquiderà altri titoli del Tesoro americani e si affiderà sempre meno al dollaro come strumento per i pagamenti di beni commerciali.
Il presidente russo Vladimir Putin non ha ancora dato alcun ordine preciso. Allo stesso tempo, fanno sapere sempre le autorità del Cremlino, il presidente turco Erdogan non ha ancora richiesto espressamente un aiuto economico alla Russia.
Sui mercati valutari il rublo è sotto pressione ultimamente con il cross tra dollaro Usa e divisa russa che è salito al massimo di seduta di 69,35, prima di ridursi a 67,80 negli ultimi scambi. Da mercoledì della scorsa settimana il biglietto verde ha guadagnato circa il 7% rispetto al rublo.
Domenica il ministro russo delle Finanze Anton Siluanov ha dichiarato all’emittente televisiva nazionale Russia One che in risposta alle sanzioni degli Stati Uniti Mosca continuerà a ridurre l’ammontare di Treasuries Usa in suo possesso. Tra marzo e maggio, i titoli di Stato americani detenuti dalla Russia sono già scesi di 81 miliardi di dollari, un valore che rappresenta l’84% di tutto il debito in mano al Cremlino.
Trump sembra utilizzare la via delle sanzioni (nonché quella dei dazi) con una certa disinvoltura. L’ultima tornata di sanzioni americane contro la Russia è una risposta al tentato avvelenamento quest’anno dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia in suolo inglese.
Le sanzioni sono state imposte dal Dipartimento di Stato Usa facendo ricorso a una legge in materia di guerra biologica e chimica e dovrebbero entrare ufficialmente in vigore il 22 agosto. Giovedì scorso il portavoce di Putin Dmitry Peskov ha riferito che la “Russia non ha nulla a che fare con l’uso di armi chimiche” e che pertanto il ricorso alle sanzioni è non soltanto “inaccettabile” ma anche “illegale”.
Il portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha assicurato che in risposta alle sanzioni Usa il Cremlino avrebbe introdotto presto misure di rappresaglia. Oltre alla liquidazione di Treasuries Usa, la Russia sta prendendo in considerazione l’idea di fare sempre meno affidamento al dollaro per gli scambi commerciali internazionali. La valuta americana viene infatti considerata ormai dalle autorità russe uno strumento inaffidabile per i pagamenti.
Siluanov ha cercato di essere più preciso sulla tipologia delle contromisure anti Usa: “Abbiamo abbassato il livello minimo di Treasuriees Usa in portafoglio e ridurremo ulteriormente i nostri investimenti nell’economia e nei Bond Usa”.
Interpellato da un giornalista che gli chiedeva se avrebbe usato altre monete per gli scambi di petrolio, il funzionario ha risposto che “non lo escludo. Abbiamo ridotto in maniera significativa gli investimenti in asset americani. Il dollaro, che è considerato una moneta internazionale, secondo noi è diventato uno strumento rischioso per i pagamenti“.