Alcune fra le maggiori società finanziarie di peer to peer lending cinesi hanno risentito di massicce vendite dall’inizio dell’anno: fra queste China Rapid Finance (-78%), Yirendai (-71%), PPDai (-44%), Hexindai (-27%). L’attività di questo settore si è espansa in primo luogo fornendo credito al consumo per le famiglie cinesi: i tassi d’interesse possono arrivare al 37%, ma non vengono richieste garanzie onerose come avviene nel sistema bancario canonico.
Come ricordato in un approfondimento dell’agenzia Reuters, la dimensione alla quale è arrivato il P2P lending cinese supera quella del resto del mondo messo assieme, con un volume di prestiti che ha raggiunto i 1.490 miliardi di yuan (217,96 miliardi di dollari). Il numero delle società attive in questi prestiti ad alto rischio, erogati a piccole imprese e famiglie, aveva toccato il picco nel 2015 a quota 3.500. Il governo aveva iniziato a stringere le maglie sul P2P lending portando alla luce la debolezza e i rischi insiti in queste società: il caso più eclatante fu quello della Ezubao, protagonista di una truffa secondo uno schema Ponzi da 7,6 miliardi di dollari.
A partire dallo scorso giugno sono 243 le piattaforme per i prestiti online che hanno chiuso i battenti, secondo quanto riferito da wdzi.com e Reuters. Era fissata a fine giugno la scadenza per l’adeguamento delle società P2P ai nuovi standard, che includono maggiore trasparenza da parte di questi attori non bancari.
“Molti fra questi hanno chiuso le proprie attività piuttosto che adeguarsi”, ha detto a Reuters Zane Wang, amministratore delegato del fornitore di microcredito online China Rapid Finance, “ciò ha causato il panico” con i investitori che hanno creato problemi di liquidità alle società P2P nel tentativo di ritirare i propri fondi. Questo processo secondo Wang permetterà di sfoltire il mercato favorendo le piattaforme più solide: “Una buona parte”, però, “potrebbero non essere in grado di farcela”.