Si consolida l’asse anti-Usa. Dopo la Russia, anche la Turchia ha iniziato a liquidare le sue posizioni in Treasuries Usa. Secondo quanto riportano media Usa, che citano dati del Tesoro americano, la partecipazioni di Ankara in obbligazioni e dollari Usa sono crollate del 52% dalla fine del 2017, scendendo a $ 28,8 miliardi a giugno dai $ 32,6 miliardi di maggio e contro i $ 61,2 miliardi dei massimi di novembre 2016.
Sempre a giugno, la Russia – che è uscita dalla classifica dei maggiori dieci creditori degli Usa solo pochi anni fa – aveva in cassa titoli di Stato Usa per 14,9 miliardi di dollari, ai minimi di 11 anni. La Turchia intanto ha anche annunciato un incremento dei dazi sulle auto al 120%, sugli alcolici al 140% e sul tabacco al 60%.
I sell off di Bond Usa sono iniziati dunque prima che le tensioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Turchia e la Russia portassero a nuove serie di sanzioni imposte a entrambe le nazioni. La scorsa settimana l’amministrazione Trump ha imposto nuove sanzioni contro la Russia in risposta all’avvelenamento dell’ex agente Sergey Skripal e di sua figlia in Gran Bretagna.
Nel frattempo, gli smobilizzi da parte della Turchia, proseguiti molto probabilmente anche in luglio e agosto, avvengono in un momento in cui le relazioni tra i due paesi sono sempre più tese. Solo qualche giorno fa, il presidente Donald Trump ha raddoppiato le tariffe di acciaio e alluminio per fare pressione sulla nazione turca affinché rilasciasse un pastore americano incarcerato, Andrew Burson, che Ankara ritiene abbia partecipato al fallito tentativo di colpo di stato del 2016. Una misura a cui la Turchia ha risposto a stretto giro di posta, aumentando le tasse sulle importazioni di diversi prodotti americani.
Malgrado le tensioni, l’investimento da 15 miliardi di dollari nel paese da parte del Qatar sta però favorendo la lira turca sui mercati valutari. La divisa guadagna il 3-4% sul dollaro Usa e mette così a segno il terzo giorno consecutivo di rialzi.