In teoria la Grecia si libera dalle “catene” della troika e dell’austerity oggi, lunedì 20 agosto, data a partire della quale potrà tornare ad affacciarsi sui mercati. Ma secondo alcuni pensionati i greci non riavranno mai indietro la loro sovranità economica.
L’ultimo dei tre pacchetti di aiuti arriva a conclusione dopo più di 300 miliardi di euro di aiuti in sotto anni di tempo e le speranze di finanziarsi di nuovo nei mercati internazionali dopo nove anni di crisi non sono mai state così alte. Il premier Alexis Tsipras ha definito l’ultima tranche di finanziamenti esterni “l’ultimo atto della tragedia” e ha proclamato una nuova pagina per la fase di crescita, anche se le sfide da superare sono ancora numerose.
La crisi del debito ha assottigliato l’economia greca di un quarto e ha portato all’implementazione di misure “lacrime e sangue” che hanno lasciato ferite ancora fresche e non rimarginate nella popolazione meno abbiente. Alcuni pensionati riferiscono a Reuters che per loro i piani di salvataggio “non finiranno mai”.
Negli ultimi otto anni i piani di finanziamento internazionali, oltre a portare alla svendita e privatizzazione di porti e altri gioielli nazionali, hanno preso di mira il sistema pensionistico. Il risultato dei tagli e dell’austerity è che oggi quasi la metà della popolazione più anziana vive in condizioni di povertà.
Per i greci che con entusiasmo hanno scambiato dracme in euro nel 2001 la crisi è stata traumatica. L’adozione della moneta unica e l’inizio di un’era del denaro facile che ha alimentato i consumi dei privati e gli investimenti pubblici, ma ha al contempo gonfiato i deficit e la spesa pubblica della Grecia, sede del più grosso debito pubblico dell’area euro.
Da quando in Grecia è scoppiata la crisi del debito nel 2010, quattro diversi governi si sono alternati ad Atene e hanno faticato a scongiurare il default delle finanze statali. Per farlo hanno dovuto ricorrere al maggiore piano di aiuti esterni della storia. Più di 260 miliardi di euro sono stati chiesti in prestito alla Bce, ai partner europei e al Fondo Monetario Internazionale.
“Siamo in uno stato di sorveglianza permanente”
Riconquistando la sovranità economica Atene spera che le cose tornino presto alla normalità, ma molti dei problemi rimangono irrisolti: le banche hanno portafogli carichi di prestiti inesigibili e il fardello del debito pubblico è ancora gigantesco, pari al 180% del Pil. Ridurlo sarà un’impresa e richiederà ancora tanto tempo e altri sforzi.
Dal punto di vista della crescita delle attività economiche, tuttavia, uno spiraglio si vede all’orizzonte. Il Pil, contrattosi del 26% durante gli anni della crisi, ha ricominciato a espandersi, il turismo attraversa una fase di boom e la disoccupazione si sta lentamente riducendo. Al momento la percentuale di disoccupati è del 19,5%, a fronte del livello record del 28%.
I miglioramenti economici non sono sufficienti a portare sollievo ad alcune frange della popolazione. I pensionati hanno indetto varie proteste contro le misure di austerity imposte ad Atene e continueranno probabilmente a farlo, visto che le modifiche chieste al sistema pensionistico porteranno a ulteriori tagli nel 2019.
“Il memorandum con i creditori non finirà mai“, dichiara a Reuters l’81 enne ex operaio greco Yorgos Vagelakos (vedi foto sotto), facendo riferimento al piano accordato dagli altri stati membri dell’Eurozona alla Grecia che prevede un monitoraggio attento dell’implementazione delle misure richieste anche dopo la data fatidica del 20 agosto.
“Anche se il piano termina in agosto, siamo in uno stato di sorveglianza permanente“: non si tratta più di un memorandum ma di un continuo servizio commemorativo per noi”.