Sotto pressione per via dell’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato ai massimi da marzo 2014, il governo alza la voce per ottenere un trattamento di favore da parte della Bce. L’obiettivo è ottenere da Mario Draghi un Quantitative Easing bis, in pratica uno scudo per difendersi da un eventuale downgrade da parte delle agenzie di rating, che potrebbe arrivare già a settembre.
Per raggiungerlo, secondo quanto si legge in un articolo della Stampa, “Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti assieme a Matteo Salvini, a giorni alterni, nonostante i continui richiami alla cautela del ministro dell’ Economia, si danno il cambio minacciando lo sforamento del tetto del 3%”
Come riporta il quotidiano torinese, citando una fonte di governo:
“Se ti copre la Bce, i mercati non possono speculare perché non guadagnano. Ed in questo modo le agenzie di rating non possono svalutare il tuo debito. Come? Varando un Quantitative Easing bis, un nuovo programma di acquisto dei titoli pubblici, se serve chiamandolo con un nome diverso”.
Come da tempo sostiene il ministro per gli Affari europei Paolo Savona, si tratta di far capire all’Europa che conviene a tutti dare una mano al nostro Paese. Anche a costo di usare le maniere forti. La linea dura del presidente della Commissione Bilancio alla Camera Claudio Borghi, consulente economico della Lega, è diventata insomma anche quella del governo.
Balzo spread riecheggia crisi del debito sovrano
Qualora l’ Italia non rispettasse i vincoli europei, secondo un sondaggio condotto dall’agenzia Bloomberg presso alcune banche internazionali, il differenziale tra i nostri Btp ed il bund tedesco potrebbe infatti schizzare oltre quota 470, creando non pochi problemi al Paese.
Oggi i Btp rendono il 3,2% circa dopo aver toccato il picco da marzo 2014 al 3,209%. La Borsa italiana continua a fare peggio delle piazze concorrenti europee, estendendo al -15% le perdite accumulate da quando la coalizione di governo giallo verde è salita al potere a fine maggio.
Intanto lo Spread tra i BTp e i Bund viaggia in area 280 punti base dopo aver sfiorato la soglia di pericolo di 300 punti base. Si tratta di un gap notevole per essere la differenza di premio che gli investitori sono disposti a pagare per comprare la carta della terza o della prima economia dell’area euro. Il differenziale di rendimento con i Bonos spagnoli si attesta invece all’1,76%, il livello più alto dai tempi della crisi del debito sovrano europea nel 2012.
Se dunque una parte del governo vuole un QE bis, dalla parte opposta, il ministro dell’economia Giovanni Tria sta invece tirando nell’altro senso, perchè il vincolo del 3% non venga sorpassato. Dalla Cina, dove si trova in missione, il ministro dell’Economia ha confermato che:
“il governo italiano non ha intenzione di superare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil in vista della prossima legge di Bilancio. Il rispetto del rapporto deficit/Pil – ha ricordato Tria – è stato criticato anche da chi lo ha inventato, “ma è molto diverso dal dire che lo supereremo”. Il governo, ha aggiunto, “continuerà a ridurre il rapporto debito/Pil”
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Anche il vice premier e ministro dello Sviluppo e del Lavoro, Luigi Di Maio, parlando con i cronisti a margine dell’incontro a Il Cairo con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, nega che il governo intenda chiedere aiuti alla Banca centrale europea, nella forma di garanzie sul debito pubblico in caso di “attacchi speculativi”.
“Noi non stiamo chiedendo aiuto a nessuno perché non c’è nessun attacco speculativo. Qualora dovesse esserci noi ci aspettiamo di capirne la natura, perché l’Italia non è nuova ad attacchi speculativi per far cadere i governi”, ha detto Di Maio da Il Cairo.