La ripresa italiana dei dirigenti privati si tinge di rosa. Oggi le donne dirigenti sono il 16,6% del totale nazionale e sono cresciute del 29,4% dal 2008 al 2016, a fronte di un calo del 9,7% degli uomini. Un trend in continuo aumento tanto che nella fascia di età sotto i 35 anni le donne dirigenti sono il 30,8% e in quella sotto i 40 anni il 28,2%.
Questi i numeri forniti da uno studio di Manageritalia secondo cui nella classifica delle regioni dove è più alta la presenza di dirigenti donne nel settore privato il primato spetta alla Lombardia. Secondo i dati Inps a fine 2016 nella regione si contano ben 8.859 e Milano conta ben 7108 donne manager. Ma sono un po’ tutte le province lombarde a conoscere questo trend. Fa meglio di Milano addirittura Pavia dove le donne dirigenti sono il 30,5% del totale contro il 19,2% del capoluogo. Anche i quadri donne, sempre del privato, raggiungono ottimi numeri nella regione con 46.283, più del doppio del Lazio, che si posiziona secondo.
Un fenomeno che è andato crescendo di anno in anno visto che sempre in Lombardia l’aumento delle donne dirigenti dal 2008 al 2016 è stato del 33,7% a fronte di un calo del 7,5% degli uomini. Guardando ad altre regioni fa bene anche il Molise (263,6%). Anche a livello globale il successo delle donne in azienda è palese. Basti guardare ai nomi alla guida di alcuni fra i più importanti gruppi. Mary Barra della General Motors, a Ginni Rimnetty di IBM, passando per Yundra Nooy alla guida di Pepsico fino a Safra Ctz di Oracle e tante altre.
Un successo spiegato dal fatto che le donne amministrano i patrimoni aziendali con maggiore prudenza. A dirlo Bankitalia riferendosi all’imprenditoria nazionale. Secondo le ultime stime delle camere di Commercio nel 2017 sono state iscritte oltre 10mila nuove imprese a conduzione femminile superano ben il milione e 330mila unità.
“Per le donne che, prima di tutto sono madri, la cosa più importante è garantire la successione. Così non solo cercano di preservare il patrimonio ma scelgono subito tra i figli quelli più idonei ad assumere la guida dell’azienda senza alterare gli equilibri testamentari”.
Così dalle pagine del Corriere della Sera Adriana Ricci, wealth advisory di Cordusio che continua:
“Non c’è solo l’istinto materno a guidare le donne ma anche un maggiore senso pratico rispetto agli uomini: tant’è che una volta individuati i futuri timonieri dell’azienda, le imprenditrici li fanno entrare subito in organico, mentre gli ultimi, di solito, rimandano questa decisione per mantenere le redini fino all’ultimo”.