Economia

Svolta ‘soft’ del governo: c’è lo zampino di Draghi

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In controtendenza rispetto ai mesi scorsi le ultime dichiarazioni del governo in merito alla prossima legge di bilancio.

“L’obiettivo è realizzare le misure economiche, non sfidare l’Europa sui conti. Il nostro obiettivo è decidere come spendere al meglio le tasse degli italiani e vedere come tagliarle, tutto a favore della vita dei cittadini”.

Così il vicepremier Luigi Di Maio di recente ha affermato di non essere in grado di dire se il rapporto deficit Pil sarà fissato oltre la soglia del 2%. Ma il leader dl M5S assicura che il governo giallo verde non vuole più sfidare l’Europa sui conti.

Sulla stessa linea anche il premier Giuseppe Conte che in una nota, parla di “riforme strutturali a favore della competitività del sistema-paese che saranno parte qualificante del Piano nazionale Riforme e, quindi, parte integrante della manovra economica”.

Anche l’altro vicepremier Matteo Salvini attua una svolta moderata.

“Vogliamo rispettare gli impegni presi con gli italiani restando nei vincoli imposti dagli altri. Se per mettere in sicurezza l’Italia dovessimo spendere un miliardo in più, lo spenderemmo. Cercheremo di fare tutto, rispettando quello che ci è chiesto da altri, sebbene non sia rispettato da altri paesi”.

Le pressioni di Quirinale e Bce sul governo

Una svolta che piace all’Europa, con il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker che si dice rassicurato dalle ultime dichiarazioni. Ma c’è chi afferma che il rapido cambio di idee all’interno del governo sia stato dettato dalle “manovre” dietro le quinte del numero uno della Bce Mario Draghi. Sul Messaggero Marco Conti scrive:

La svolta ‘soft’ in politica economica dei due vicepremier Di Maio e Salvini coincide con il rientro dalla Cina del ministro Giovanni Tria. In allarme è stata messa anche la Banca d’Italia. Da Francoforte chiedono spiegazioni a Via Nazionale. Mario Draghi ha buon gioco nel ricordare a Palazzo Chigi ciò che qualche settimana prima era stato anche oggetto dell’ incontro con il ministro delle politiche comunitarie Paolo Savona.

“Ovvero che i tempi per la fine del Quantitave Easing verranno rispettati e che da settembre Francoforte comincerà a comprare meno titoli di Stato. Quindi da dicembre i paesi dell’ Eurozona, Italia in testa, dovranno trovarsi da soli gli investitori pronti a sottoscrivere il loro debito pubblico. Dal Quirinale c’ è chi ricorda a Di Maio e Salvini che i rissosi toni contro Bruxelles e la Commissione non aiutano perché la campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo anno non c’ è solo in Italia”.

Da qui, come riporta il quotidiano, spetta al ministro dell’economia Tria il compito di prospettare a Di Maio e Salvini i rischi che l’Italia corre.

Scenari da 2011 accentuati dal fatto che allora erano tutti i Paesi europei a subire in vario modo la crisi post Lehman-Brothers, mentre oggi l’ Italia è il Paese del G7 che cresce meno”.

Anche Carlo Cottarelli, ex commissario della Spending Review che a maggio era a un passo da diventare primo ministro, ha avvisato che senza il rispetto degli impegni presi, i rendimenti obbligazionari salirebbero su livelli di pericolo per mancanza di fiducia nel paese, e l’Italia rischierebbe di fare la fine della Grecia, dovendo ricorrere all’intervento esterno della troika.