Il supergiovedì delle banche centrali è ormai dietro l’angolo, domani sono previsti, infatti, le riunioni di Bce, Bank of England e della banca centrale turca. Dei tre appuntamenti, il più atteso è quello che vedrà protagonista Mario Draghi, dal quale ci si attende una revisione al ribasso per le prospettive di crescita dell’Eurozona per il 2018.
Le ultime stime della Bce, risalenti allo scorso luglio, avevano previsto il Pil dell’Area euro in crescita del 2,1% nel 2018, per poi rallentare all’1,9% nel 2019 e all’1,8%. Le attese di una revisione al ribasso seguono l’indebolimento della domanda estera, in qualche modo influenzata dalla tensione commerciale con gli Stati Uniti.
Tale peggioramento delle prospettive economiche non dovrebbe avere effetti nel ormai delineato ridimensionamento degli acquisti di asset. Tuttavia, scrive il currency analyst Justin Low su Forexlive, l’atteggiamento “dovish” (da colomba) del presidente della Banca centrale europea ha, nei giorni successivi a ciascuno degli ultimi cinque meeting, contribuito a ulteriori ribassi dell’euro sul dollaro (vedi grafico).
Bce, le previsioni di Barclays e Morgan Stanley
Barclays, nel frattempo, ha diffuso le sue previsioni sull’incontro, per il quale non si aspetta grandi cambiamenti di policy:
“Per quanto riguarda [le previsioni] sull’inflazione, non escludiamo aggiustamenti minori (+/- 0,1 punti) dell’inflazione complessiva sulla base di un aggiornamento di componenti volatili, come l’energia, il cibo o la valuta. Le nostre previsioni, tuttavia, differiscono considerevolmente sull’inflazione core: la Bce prevede un’inflazione core dell’1,6% nel 2019, ci aspettiamo invece l’1,2%”.
Secondo Morgan Stanley quella che attuerà Draghi sarà un’uscita “molto graduale” dalle politiche monetarie ultra espansive degli ultimi anni.
“Siamo convinti che la Bce sta per architettare un cambiamento di politica molto graduale”, dicono gli analisti nella loro preview della riunione del 13 settembre. Questo perché anche se le pressioni inflative sottostanti stanno crescendo, il fenomeno è progressivo e pertanto è richiesto tuttora un accomodamento monetario di ampio raggio.
“Non crediamo che la banca centrale abbia fretta di modificare la sua strategia di politica monetaria. Anzi, probabilmente lascerà aperte tutte le opzioni possibili, sottolineando che un outlook meno favorevole del previsto porterebbe a una rivalutazione dello stimolo monetario, per stabilire se è appropriato o meno.