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Mercato obbligazionario, segnale ribassista come nel 2007

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La situazione sta sfuggendo al controllo della banca centrale americana. Il mercato obbligazionario Usa si sta muovendo in territorio di pericolo. Una crisi non è alle porte, ma se la banca centrale non riassume in fretta il controllo della situazione, le cose potrebbero mettersi male per molti di quegli investitori impreparati a un cambio di paradigma.

Il rendimento del T-Bond americano a 10 anni, il più importante titolo obbligazionario al mondo, sta invertendo rotta nel 2018. Si è interrotto un trend pluri decennale ribassista per i tassi (vedi grafico dei rendimenti), che oggi scambiano oltre il 3% dopo che la Federal Reserve ha imposto il terzo rialzo del costo del denaro nel 2018.

Se l’andamento non cambia, la fase rialzista del mercato obbligazionario che dura da trent’anni potrebbe arrivare a conclusione.

E, fattore ancora più preoccupante secondo gli analisti, un andamento analogo si sta riscontrando anche sulla scadenza più a lungo termine, quella trentennale.

La stragrande maggioranza degli investitori, osserva Graham Summers, Chief Market Strategist di Phoenix Capital Research, è focalizzata sull’azionario, ma sono i Bond Usa che stanno mandando segnali di avvertimento da non sottovalutare.

La situazione del mercato obbligazionario ricorda da vicino quella vista a fine 2007. Come allora, conviene muoversi per tempo se si vogliono evitare sorprese e continuare a incamerare profitti durante le intemperie. Il tasso dei Treasuries Usa a 30 anni ha sfiorato il 3,25%, oltrepassando la trendline ribassista iniziata nel 2010.