E’ appena iniziato l’ultimo trimestre di un 2018 agitato per i mercati finanziari. Lo scenario non sarà molto diverso da quello visto finora. Per Marc Pinto, gestore del fondo Janus Henderson Balanced, bisogna ancora spingere sulle azioni. E per il 2019 sono tre i settori in pole position: salute, tecnologia e beni di consumo
Il ritorno dell’inflazione, la volatilità sui mercati finanziari, le tensioni nel commercio internazionale, i record a ripetizione di Wall Street, le difficoltà dell’Unione europea su temi come l’immigrazione, la crescita dei movimenti populisti. Il 2018 è stato un anno agitato. Per chi investe quale può essere, per i prossimi mesi, un corretto bilanciamento di portafoglio tra azioni e obbligazioni?
“Nello scenario attuale le azioni rimangono preferibili alle obbligazioni per due ragioni. In primo luogo perché i rendimenti sul mercato obbligazionario rimangono bassi. Non ci aspettiamo forti rialzi neanche negli Stati Uniti. E dove c’è maggiore rendimento, ovvero sui mercati emergenti e sull’high yield, questo non è sufficiente a compensare il rischio più elevato a cui ci si espone. In secondo luogo, anche se più alte rispetto a due anni fa, storicamente le valutazioni sull’azionario sono ancora basse. Nel portafoglio del Balanced Fund manteniamo un’esposizione massima al mercato azionario (61% al 30 giugno 2018) ormai da due anni”.
Come definirebbe questo posizionamento? Aggressivo o difensivo?
“Non lo definirei aggressivo, anche perché stiamo parlando di un fondo bilanciato con poco meno del 40% di obbligazioni in portafoglio, il 30% delle quali con rischio moderato”.
Quali sono i settori da preferire nel prossimo anno?
“Salute e benessere, tecnologia e beni di consumo. Se dovessi scegliere quale mettere al primo posto, direi il terzo. È un comparto molto ampio. Ci aspettiamo che i consumi globali e quelli Usa continuino a crescere. Al suo interno c’è chi ancora soffre, come i dettaglianti, e chi invece ha prospettive ottime. Per esempio Home Depot è riuscito a combinare bene le vendite online con quelle nel negozio fisico. Poi ci sono i consumi esperienziali che vanno molto forte, come il settore crocieristico, le grandi catene di hotel come Hilton. Un altro mattoncino importante del settore consumi sono i brand. Nel commercio online avere un brand forte e distintivo è fondamentale. Come Nike per esempio”.
Il fondo ha un’esposizione del 16% circa al settore It. Avete intenzione di modificare quella posizione alla luce di valutazioni elevate e delle critiche che hanno investito alcune società del settore?
“È un posizionamento che non abbiamo cambiato nell’ultimo anno. L’It è un settore attraversato da tantissimi cambiamenti con impatti forti sul mondo. Il che significa che al suo interno troviamo tante opportunità. Non guardiamo solo alle società che producono tecnologia ma anche ai beneficiari in grado di sfruttarne le potenzialità in termini di riduzione dei costi e aumento della produttività”.
E per quanto concerne i social network?
“I social network come Facebook, ma il problema non è solo suo, dovranno affrontare due problemi. Il primo, la protezione dei dati degli utenti. Il secondo l’utilizzo inappropriato che alcuni utenti fanno del social network. Dovranno trovare le risposte giuste e trovare le soluzioni per rendere sicure le informazioni degli utenti e un utilizzo corretto. D’altronde tutto ciò dimostra il potere che hanno i social media. Per i prossimi mesi ci sarà ancora grande incertezza ma il loro potenziale rimane enorme. Se poi consideriamo Alphabet (Google), pensiamo a come la pubblicità continui a passare dai media tradizionali a quelli sulla rete”.