È una bocciatura a trecentosessanta gradi quella del presidente dell’Inps, Tito Boeri, sulla legge di bilancio in via di approvazione. Dopo il duro scontro dell’estate scorsa, Boeri torna ad attaccare le misure messe in campo dal governo, concentrandosi in particolare sul reddito di cittadinanza e la riforma del sistema pensionistico.
“Non è aumentando la spesa pensionistica che si può far crescere l’economia del nostro paese, è esattamente il contrario”, ha detto Tito Boeri, parlando a Venezia. “L’aumento dello spread porta alla riduzione dei rendimenti di molti fondi pensione; ciò significa pensioni minori per molti lavoratori e in prospettiva quindi una situazione di maggiore difficoltà per la crescita, con minori possibilità di finanziamenti e liquidità per le imprese”.
Secondo il numero uno dell’Inps, la ricetta “per tutelare il potere di acquisto dei pensionati e rafforzare la loro posizione”, passa attraverso “misure di crescita che assegnino maggiore importanza al lavoro e all’aumento della produttività“.
Risorse a chi non lavora? Sbagliato.
“Trasferire risorse da chi lavora a chi non lavora è un percorso sbagliato. Ci vuole più lavoro, il che significa pensioni più alte”, ha detto ancora Boeri. “Il percorso di successo – ha aggiunto – è quello di alleggerire gli oneri su chi lavora. Muoversi nella direzione opposta, triplicando l’afflusso di chi va in pensione e di chi non lavora, significa colpire la fiscalità generale“. “Tutto ciò aumenta la spesa generale e diminuisce i contributi”.
Per quanto riguarda invece la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza, Boeri dichiara che è molto sbilanciata a Sud:
“Bisogna essere trasparenti sul profilo distributivo dei provvedimenti che si intendono adottare. Si dice spesso che la quota 100 andrà a beneficio del nord. In realtà più del 40% delle risorse per questa misura andrà ai pensionati del pubblico impiego. Anche il reddito di cittadinanza è fortemente sbilanciato al sud. Credo che non più del 2-3% delle risorse andrà a regioni come il Veneto che conta circa 8/9% della popolazione”.