Disoccupazione ai minimi di quasi 50 anni, posti di lavoro creati decisamente sotto le attese, salari in linea. Il report occupazionale Usa di settembre non poteva essere più contrastante e il mercato non sa come reagire ai dati pubblicati dal governo.
Prima il Nasdaq ha raggiunto i massimi del preborsa facendo un bel balzo in avanti ma poi è sceso ai minimi di giornata. Intanto l’indice della volatilità del VIX ha subito un mini flash crash (vedi grafico sotto riportato).
Il sentiment all’apparenza schizofrenico di mercato è facilmente spiegabile: dati interpretati come inferiori alle attese vogliono anche dire che la Fed non avrà troppa fretta a normalizzare le politiche monetarie e imporre nuove strette del costo del denaro.
Viceversa il fatto che negli ultimi tre mesi l’andamento sia nel complesso da considerare positivo e che le buste paga diano improvvisamente segni di vita, implica che l’inflazione salariale potrebbe iniziare a preoccupare la banca centrale.
Secondo il Senior Global Market Strategist di BNY Mellon Marvin Loh i dati sono la conferma che la strategia di rialzo dei tassi di interesse della Fed è corretta. La sorpresa in negativo dei posti di lavoro creati è stata controbilanciata dalla revisioni in rialzo dei mesi precedenti e va tenuto conto dell’impatto dell’Uragano Florence.
Lato tasso di disoccupazione, la banca centrale si aspetta ulteriori cali nei prossimi trimestri. I salari rimangono tutto sommato contenuti, in realtà, avendo registrato un rialzo di appena 10 punti base nel 2018 nonostante i due milioni di posti creati in più e la disoccupazione ai minimi dal 1969.
La prima notifica uscita – la creazione di 134 mila posti di lavoro, meno del previsto – è stata quindi letta positivamente dal mercato. Le revisioni comunicate successivamente hanno però evidenziato come le cifre in realtà siano nel complesso in linea con la media a tre mesi. Anzi, i risultati sono persino un po’ più buoni del previsto se visti sotto quest’ottica.
Seza contare che la percentuale di americani senza un impiego è scesa ai minimi dal 1969. Dev’essere per questo che il mercato azionario ha iniziato a calare bruscamente e i rendimenti dei Bond sono invece schizzati nuovamente al rialzo. Il titolo a cinque anni, ad esempio, scambia su livelli molto elevati, del 3%.
Ma sono tutti i Treasuries Usa, probabilmente la classe di attivi scambiati sul mercato più sotto osservazione di tutte dopo l’impennata dei rendimenti sopra soglie psicologiche chiave, a estendere i cali subiti nelle ultime sedute, con i rendimenti decennali che si issano sopra il 3,23%.
Andando a esaminare i dati nello specifico, nel mese di settembre il mercato si attendeva che gli Stati Uniti avessero creato 185 mila stimati dopo i 270 mila del mese precedente. Il tasso di disoccupazione ha invece fatto meglio del previsto, scendendo al 3,7% dal 3,9% di agosto. Le stime erano per un dato del 3,8%. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è rimasto invariato al 62,7%.
I salari orari medi, forse la voce del report governativo osservata più attentamente da mercati per via delle sue implicazioni sull’inflazione salariale, hanno mostrato un incremento dello 0,3%, in linea con le stime e con il risultato di agosto (che è stato ritoccato in ribasso da +0,4%).