Secondo dati di Merrill Lynch e Cap Gemini Ernst & Young, il numero degli High Net Worth Individual, cioe’ gli investitori privati con un patrimonio superiore al milione di dollari (escluse le proprieta’ immobiliari), ha registrato nel 2002 la crescita piu’ bassa da quando questo studio viene compiuto: +2,1%, a 7,3 milioni di persone, contro il +7% di media che gli esperti si aspettano nei prossimi anni.
Il patrimonio di questa fortunata classe di investitori e’ cresciuto lo scorso anno del 3,6%, a $27.200 miliardi. Come era da aspettarsi, la fetta piu’ grande di questa immensa ricchezza spetta agli Stati Uniti ($7,4 miliardi) e all’Europa ($8,8 miliardi). Tuttavia le due aree geografiche si sono comportate molto diversamente. Mentre infatti nel Vecchio Continente sono cresciuti se pur di poco sia il numero dei “ricconi” (+100.000, a 2,6 milioni) che il loro patrimonio (+4,8%), negli USA il primo e’ rimasto stabile a 2,2 milioni, mentre il secondo si e’ ridotto del 2,1%, a $7,4 miliardi.
Per quanto riguarda piu’ da vicino il nostro Paese, i dati disponibili non sono sufficienti per caratterizzare in maniera sensibilmente diversa l’andamento dell’Italia rispetto al resto dell’Europa. Nel Bel Paese alla fine del 2002 si sono comunque contati 100.000 paperoni, e nonostante una propensione al risparmio tra le piu’ alte al mondo siamo ben lontani dai primi posti della classifica.
Responsabile di questa differenza sono la minor propensione europea ad investire in azioni, la buona performance del’euro contro il dollaro e in genere un atteggiamento meno aggressivo di quello americano. Il resto del mondo ha riportato in media risultati positivi. In Asia (regione del Pacifico compresa) la ricchezza dei Paperoni e’ cresciuta del 10,7%, grazie ad una buona propensione al risparmio e alla crescita economica registrata in alcune regioni chiave, come la Cina, la Corea del Sud e l’Australia. Al momento pero’ non e’ancora possibile determinare quale sia stato l’impatto della SARS sul trend.
Bene hanno fatto i Paesi del Medio Oriente, grazie ad un prezzo del petrolio a livelli elevati per un periodo di tempo prolungato. Contrastati infine i numeri dell’America Latina: mentre il patrimonio a disposizione per l’investimento e’ cresciuto del 2,7%, il numero dei “ricconi” e’ diminuito del 3,6%.
Al di la’ delle differenze geografiche, comunque, l’elemento che salta all’occhio e’ la resistenza che questo tipo di investitori hanno dimostrato davanti alla disastrosa performance dei mercati finanziari. La capitalizzazione delle borse mondiali e’ calata del 16,9% nel 2002, dopo il –13,9% dell’anno precedente. L’S&P 500 ha perso lo scorso anno il 22% del proprio valore, il Nasdaq il 32% e in Europa Londra e Francoforte hanno fatto rispettivamente –27% e –36%. Per quanto piazze come Johannesburg e Seul si siano mosse in controtendenza, guadagnando rispettivamente il 23% e l’11%, cio’ non basta a giustificare quanto accaduto agli HNWI.
Come hanno fatto i Paperoni di mezzo mondo a resistere in questo difficile panorama finanziario?
La risposta, secondo lo studio di Merrill Lynch e Cap Gemini Ernest & Young, va ricercata nella maggiore diversificazione del patrimonio di questi investitori. Ma a questo fattore, dovuto a disponibilita’ finanziarie sufficienti ad ottenere questo tipo di asset allocation, ne vanno aggiunti almeno altri due.
Il primo e’ la qualita’ dell’informazione a cui questi individui hanno accesso. Il secondo, strettamente collegato al precedente, e’ la consulenza di cui i Paperoni dispongono. Secondo la ricerca, un High Net Worth Individual dispone in media dai sette ai nove consulenti finanziari (commercialisti, legali, portfolio manager, broker, ecc). Dopo la fine degli anni Novanta, che aveva visto un’esplosione del “fai da te” nella gestione degli investimenti, l’importanza di una consulenza tagliata su misura e’ tornata a farsi evidente negli ultimi 24 mesi.
Cio’ non vuol dire che i Paperoni si mettono semplicemente nelle mani di un consulente di fiducia a cui danno carta bianca. Al contrario, sono molto bene informati, soprattutto grazie ad Internet. La differenza principale rispetto ad altri investitori e’ che gli HNWI sono in condizioni migliori per interagire con i professionisti del risparmio.
Il quadro che viene fuori dalla ricerca e’ quindi quello di una classe di individui sicuramente aiutata da una maggiore disponibilita’, ma anche in grado di capire come proteggere al meglio la ricchezza acquisita. A confermare questo panorama si aggiungono i dati che dimostrano non solo una correlazione inferiore rispetto alla media degli altri investitori all’andamento dei mercati, ma anche un patrimonio che viene sempre meno spesso ereditato e sempre piu’ frequentemente accumulato grazie ad un’attivita’ professionale ben remunerata e ad una corretta gestione del risparmio.