I mercati azionari sono sotto pressione anche quest’oggi, schiacciati da tutta una serie di timori crescenti: si va dalla guerra commerciale sino americana alla sensazione che la Fed potrebbe commettere un errore di politica monetaria. Preoccupa in maniera sensibile anche la sostenibilità del debito pubblico italiano e l’irresponsabilità fiscale del suo governo, nonché la crisi ancora aperta di alcuni mercati emergenti.
Ma uno degli elementi più importanti di tutti riguarda l’andamento del mercato obbligazionario. I rendimenti dei Bond americani hanno superato la linea spartiacque considerata la svolta, il “game changer” da Jeff Gundlach, il Re dei Bond alla guida di DoubleLine Capital. al momento scambiano intorno al 3,25%. I commentatori e analisti di mercato iniziano a parlare di “punto di non ritorno” per i Treasuries Usa.
Proprio come quando l’imperatore Gaio Giulio Cesare – consapevole dell’agguato che stava per essergli teso in Senato al suo ritorno a Roma dalla Gallia Cisalpina – pronunciò la celebre frase “Alea iacta est” (“Il dado è tratto”) prima di attraversare armato il fiume Rubicone, allo stesso modo il mercato obbligazionario deve rassegnarsi all’avvio di una fase ribassista. Non si torna più indietro.
Il tutto mentre le tensioni politiche sui piani di bilancio italiani tra il governo giallo verde e l’Ue pesano sui Btp: i rendimenti continuano a scambiare sui massimi di quattro anni e mezzo. È un problema per Italia ed euro. Un ulteriore incremento dei tassi obbligazionari non farà che aumentare anche il nervosismo degli operatori di Borsa. In un clima di crescente avversione al rischio, il dollaro Usa dovrebbe rafforzarsi, in particolare su euro e valute emergenti.