Ventidue milioni di francesi hanno ricevuto un bel regalo dalla parte del governo: uno sconto del 30% su una delle tasse più “odiate”, quella sulla casa. Il presidente Emmanuel Macron lo aveva promesso e per le persone meno abbienti l’imposta sull’abitazione è stata ridotta per l’80% circa dei cittadini in Francia.
Si sa già che la Francia, seconda potenza d’Eurozona, non rispetterà gli impegni presi con l’Europa sul disavanzo pubblico, visto che il governo ha chiesto, per poter varare misure a deficit, di alzare l’asticella del rapporto con il Pil oltre il 2,3% fino al 2,6%.
Il primo ministro Edouard Philippe aveva già lasciato intendere che nel progetto della legge di bilancio per il 2019, a causa della crescita economica più debole del previsto, il deficit pubblico sarebbe stato dello 0,3% più elevato. Le stime sul Pil per l’anno prossimo sono state abbassate all’1,7% dall’1,9%.
Il governo si impegna in ogni modo a stare al di sotto della soglia del 3% stabilita dai patti europei. Sebbene la Francia non si possa considerare uno dei paesi virtuosi dell’area euro, al contrario dell’Italia, può vantare uno stato delle finanze pubbliche più in salute e un debito pubblico più contenuto. Secondo il ministro degli Affari Europei Paolo Savona, tuttavia, è sbagliato considerare il deficit della Francia più sostenibile di quello italiano.
Per questo motivo un deficit Pil del 2,4% nel 2019 come stabilisce la manovra del governo giallo verde, un livello di quasi l’1% più alto di quanto promesso in precedenza dall’Italia, viene interpretato come un segnale di pericolo da mercati e autorità europee e apre la porta a un possibile declassamento del rating da parte delle agenzie come Moody’s e Fitch.
Secondo i calcoli dell’istituto nazionale di statistica francese, l’Insee, il debito pubblico, frutto dell’accumulo di deficit nel corso degli anni, si è attestato a 2.255,3 miliardi di euro nel primo trimestre del 2018, pari al 97,6% del Pil nazionale. In Italia il tasso supera il 130% e il fardello è il secondo più pesante in Eurozona dopo la Grecia. Il Fondo Monetario Internazionale stima che il debito italiano si riduca al 130,3% del Pil quest’anno.
Francia: alla fine meno dell’80% dei contribuenti sarà premiato
Nell’ambito di un insieme di riforme volte ad alimentare il potere d’acquisto, in particolare delle persone con i redditi più modesti, il governo francese aveva promesso di stanziare una somma significativa per tagliare l’imposta “ingiusta” per quattro contribuenti su cinque. Il problema è che i calcoli dell’esecutivo si sono basati su una valutazione obsoleta delle imposizioni sugli immobili.
La tassa sulla casa è un’imposta comunale che quindi va ad aumentare le entrate delle amministrazioni locali e non di quelle governative. In parte i comuni possono deciderne l’ammontare. Il governo assicura che il taglio dell’imposta, una delle promesse elettorali di Macron, sarà compensato dallo Stato con un versamento di pari entità nelle casse comunali.
Ma lo fa sulla base dell’imposizione del 2017, senza dunque tenere conto degli aumenti che nel frattempo sono stati decisi dalle autorità locali. Secondo i calcoli di FranceInfo in concreto sono meno del previsto gli abitanti che gioveranno del taglio, perché nel 2017 – anno di riferimento della diminuzione della tassa – alcuni comuni, 5.680 per l’esattezza, hanno nel frattempo alzato l’imposta da versare nel 2018.
Ad esempio, una coppia di pensionati di Oise che pagava 969 euro di imposte sulla casa l’anno scorso, si ritrova con un obbligo di versamento di 797 euro quest’anno. Si tratta di un abbassamento del 18%. A Seine-et-Marne, l’imposta è aumentata del 15% quest’anno e quindi il conto finale parla di uno “sconto” del 15%