Negli anni 90, gli investitori istituzionali erano più interessati, qualora effettivamente lo fossero, al fattore G (governance) dell’equazione ESG. Ma da allora tali principi hanno fatto molta strada. Oggi, le componenti S (social) ed E (environmental) sono ugualmente, se non maggiormente, importanti. In particolare, l’accordo di Parigi del 2015 sui gas serra ha fatto molto per mettere in risalto l’aspetto ambientale. E le successive iniziative adottate da diversi Paesi, tra cui Francia e Paesi Bassi, hanno contribuito a far conoscere all’opinione pubblica le tematiche ESG.
Il motivo principale per cui le società adottano una strategia sostenibile è, comunque, la riduzione del rischio. Le compagnie che hanno una buona governance sono sensibili alle tematiche ambientali, hanno in atto solidi programmi sociali e possiedono una visione di lungo periodo. Tutti questi fattori combinati possono contribuire a minimizzare i rischi.
Quali sono quindi gli strumenti di cui gli asset manager hanno bisogno per attuare una strategia ESG completa? I tre approcci principali sono l’esclusione, a volte nota come screening negativo; la selezione positiva, che cerca di integrare i criteri ESG; e l’impact investing, che investe in aziende che puntano ad avere un impatto positivo a livello sociale o ambientale. Noi ci concentriamo principalmente su una selezione positiva per quelle strategie che integrano valutazioni ESG nei loro approcci.
Prendiamo in considerazione i fattori ambientali sociali e di governance nelle nostre scelte d’investimento poiché riteniamo che abbiano un impatto sostenibile e positivo sulla performance finanziaria. In qualità di gestori attivi e impegnati, crediamo anche che non esista un sostituto a una ricerca approfondita e bottom up sulle aziende e a una costante attività di engagement con quest’ultime.
Questa approfondita due diligence è essenziale per ottenere informazioni sulla qualità del management, sulla strategia di business e sulla potenziale esposizione al rischio di un’azienda. Tale ricerca è combinata con l’analisi di provider di dati ESG, come Sustainalytics. Molte aziende affermano di adottare i principi ESG, ma in realtà, poche lo fanno appieno. La maggior parte utilizza un approccio basato sull’esclusione, che non prende in considerazione alcuni titoli o settori come tabacco o armamenti. Questo spesso perché è il criterio più semplice da utilizzare – è un metodo valido, ma non si spinge abbastanza lontano. Creare un approccio integrato è più complesso perché implica la combinazione di ricerche ESG da parte di terzi con la tradizionale ricerca in-house e l’engagement.
Tradizionalmente, i principali sviluppi in campo ESG si sono verificati nell’azionario. Tuttavia, più di recente, i gestori obbligazionari hanno iniziato a manifestare interesse verso questi principi, sia dal punto di vista del credito che dei titoli governativi. Ad esempio, possono prendere in considerazione un Paese sotto il profilo macroeconomico e la sua disponibilità a pagare il proprio debito – una misura di sostenibilità. Oppure possono utilizzare l’analisi ESG per esaminare i crediti proprio come fanno i gestori azionari con le aziende. Tra le più citate barriere all’integrazione ESG ci sono: il tempo necessario a integrare l’analisi in un portafoglio; il cambiamento culturale che deve avvenire all’interno di un’azienda e il timore che gli investimenti ESG possano ostacolare i rendimenti.
Per quanto riguarda l’ultimo punto, negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi che suggeriscono che gli investimenti ESG offrano effettivamente un valore aggiunto. A nostro avviso non c’è dubbio che la popolarità degli ESG continuerà a crescere. Dato il peso della domanda dei clienti, insieme ad altri fattori, come i governi e le autorità di regolamentazione che si concentrano su aree quali la sostenibilità e la governance, gli ESG continueranno a espandersi. Crediamo anche che assisteremo a una riduzione del divario tra Europa, Stati Uniti e Asia in termini di esperienza dei clienti. Infatti, l’integrazione dei fattori ESG in Asia ha il potenziale per accelerare rapidamente.
Nella regione è in atto un profondo cambiamento, in parte trainato dalle politiche governative, che sposterà ulteriormente la posizione degli investitori verso questi principi. Più in generale, sebbene le economie dei Mercati Emergenti siano attualmente indietro rispetto all’Europa e agli Stati Uniti in ambito ESG, esse hanno la capacità di emanare leggi ambientali molto più rapidamente dell’Occidente.
Probabilmente uno dei principali fattori che hanno portato ad una maggiore adozione delle strategie ESG è la demografia. Mentre la generazione dei Baby Boomer inizia a raggiungere il suo apice, quella dei Millennial ha assunto una rilevanza sempre maggiore. Da qualunque punto di vista lo si guardi, il trend verso un sempre maggiore impegno in materia ESG è destinata a crescere ancora.