L’Opec, il cartello dei maggiori produttori di greggio, ha esortato i suoi membri a non fare menzione dei prezzi del petrolio durante le riunioni. Il pericolo è quello di essere citati in giudizio dagli Stati Uniti per manipolazione dei mercati delle materie prime.
Lo hanno rivelato a Reuters alcune fonti vicine all’Opec. La legge Usa “No Oil Producing and Exporting Cartels Act” (NOPEC) rende possibile intraprendere azioni legali contro il cartello per violazioni delle norme anti-trust. In passato i presidenti Usa hanno sempre indicato che avrebbero posto il loro veto a qualsiasi tentativo di farla diventare una legge.
Ma il presidente Donald Trump ha mostrato fin dai primi giorni del suo incarico un atteggiamento critico nei confronti dell’Opec, che viene ritenuta colpevole del rincaro del petrolio. L’inquilino della Casa Bianca vorrebbe vedere un incremento dei livelli di produzione per togliere un po’ di pressione ai mercati, che scambiano sui massimi di quattro anni.
L’atteggiamento ostile delle autorità americane ha innervosito il leader ufficioso dell’Opec, l’Arabia Saudita – con cui da qualche settimana non corre buon sangue per via delle tensioni legate alla scomparsa di un giornalista dissidente saudita che collaborava per il Washington Post.
Il legame tra Usa e Arabia Saudita non era mai stati tanto fragile. A luglio, quando i funzionari dell’Opec hanno partecipato a un workshop a Vienna con lo studio legale internazionale White & Case per discutere del disegno di legge NOPEC e gli avvocati hanno consigliato di evitare di discutere in pubblico dell’andamento dei prezzi del petrolio.
Piuttosto, ai membri del cartello d’ora in avanti conviene parlare della stabilità del mercato petrolifero se non voglio correre il rischio che una mina vagante come Trump possa intentare cause legali contro il cartello per manipolazioni dei prezzi del petrolio.