L’andamento dell’oro nell’ultimo trimestre è stato poco soddisfacente, ma un calo del 4% dal 30 giugno 2018 ci sembra comunque eccessivo e l’aumento dei rendimenti obbligazionari (11bp) e l’apprezzamento del dollaro USA (0,4%), non sono sufficienti a giustificarne il ribasso dei prezzi. È piuttosto il crollo del sentiment sull’oro (misurato tramite un posizionamento speculativo sul mercato dei future) a essere responsabile della contrazione dei prezzi. Il posizionamento speculativo sui future dell’oro è sceso al livello più basso dal 2001.
Nel mercato si è parlato di un calo di fiducia nell’oro da parte di alcuni investitori a causa della mancata performance positiva dei prezzi durante il recente sell-off sui mercati emergenti. Tuttavia, considerato quanto i titoli azionari dei mercati sviluppati abbiano mantenuto una forte performance durante quel periodo, non sorprende che i prezzi dell’oro non siano saliti. Infatti, lo scenario suggerisce che gli investitori non erano alla ricerca di un bene rifugio.
L’oro, pertanto, sembra pronto per un breve rally poiché il pessimismo odierno appare eccessivo. A nostro avviso l’oro chiuderà l’anno vicino ai 1270USD l’oncia e raggiungerà i 1320USD l’oncia nel 3° trimestre del 2019, in rialzo dai 1200USD l’oncia al momento della stesura di questo documento.
Guardando al futuro, riteniamo che il sentiment sarà la chiave per la prossima mossa dell’oro. L’aumento dei tassi di interesse solitamente si trascina sul prezzo dell’oro. Tuttavia, nonostante ci aspettiamo che la Federal Reserve (Fed) rialzi i tassi ancora una volta nel 2018 e poi due volte nel 2019, non pensiamo che queste mosse sorprenderanno il mercato.
I future sui Fed Fund sono più allineati oggi che negli anni passati con la guidance di politica monetaria della stessa Fed. C’è il rischio che altre banche centrali – la BCE, la Banca del Giappone e la Banca d’Inghilterra, ad esempio – possano orientarsi verso un irrigidimento. Dunque, i rischi per il dollaro puntano verso il basso. Inoltre, con l’aumento del debito negli Stati Uniti – esacerbato dai recenti tagli alle tasse – ci aspettiamo un deprezzamento del biglietto verde.
Sintesi dei driver monetari/economici dell’oro: il rialzo dei tassi d’interesse e l’allentamento delle pressioni inflazionistiche dovrebbero incidere negativamente sul prezzo dell’oro, mentre il deprezzamento del biglietto verde dovrebbe influire positivamente. Nessuno di questi cambiamenti, tuttavia, sposterà l’ago della bilancia per ciò che concerne l’andamento del metallo prezioso. Riteniamo che i prezzi dell’oro chiuderanno il periodo previsionale in aumento, soprattutto in conseguenza del miglioramento del sentiment, fino ad oggi eccessivamente depresso.
Ma cosa sarà a determinare questo cambiamento del sentiment? È difficile dirlo con esattezza ma riteniamo inusuale il posizionamento speculativo netto negativo. Ci aspettiamo che, anche in una condizione di ripresa dei prezzi piatta o moderata, si verifichino numerose operazioni di copertura delle posizioni corte. Queste ultime tendono a intensificare l’aumento dei prezzi e potrebbero mettere in moto un rally.
Il mercato presenta numerosi rischi sottostanti – dalle guerre commerciali, ai negoziati sulla Brexit fino alle tensioni finanziarie – che potrebbero attirare l’attenzione sullo status storico di “bene rifugio” dell’oro, nell’eventualità di un inasprimento del sentiment di risk-off.
In conclusione, diversi risultati rimangono ancora possibili per l’oro ma nel nostro scenario di base ci aspettiamo che i prezzi salgano superando i 1320USD l’oncia entro il terzo trimestre 2019, soprattutto come risultato del posizionamento speculativo sulla ripresa dei mercati dei future con la copertura delle posizioni corte.