Economia

Ex di Goldman Sachs: Ue sia cauta, Italia non è la Grecia

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“Le autorità dell’Ue farebbero bene a non opporsi troppo aggressivamente agli attuali piani del governo italiano. Se i liberali tradizionali si preoccupano per le conseguenze di un governo populista eletto democraticamente, allora dovrebbero preoccuparsi ancor di più di cosa potrebbe accadere se le circostanze economiche peggiorassero”: è quanto ha suggerito l’ex presidente di Goldman Sachs ed ex ministro del Tesoro britannico, Jim O’Neill. In un intervento pubblicato nella cornice di Project Syndacate O’Neill non ha risparmiato le critiche alle scelte economiche del governo gialloverde, ma ha concluso che “in questa fase, l’Italia ha bisogno di una crescita del Pil nominale più forte, chiaro e semplice”. In altre parole, per l’Ue cercare lo scontro con Roma, con il rischio di innescare una nuova crisi di fiducia, non sarebbe un’idea saggia nemmeno per i più convinti sostenitori delle regole – che l’Italia ha deciso apertamente di sfidare

“Alla fine, coloro che hanno il potere di stabilire e applicare le norme fiscali e monetarie dell’Ue sanno bene che la zona euro non potrebbe sopravvivere a una crisi di stampo greco in Italia”, ha scritto O’Neill in conclusione dell’intervento, “è loro la responsabilità nei prossimi mesi per assicurarsi che non si arrivi a questo”.

Come avevamo sostenuto in seguito all’annuncio del deficit/Pil al 2,4%, infatti, la Commissione europea si trova di fronte al dilemma: o mostrare una permissività che potrebbe alleggerire le tensioni dei mercati sull’Italia, ma ledere la credibilità dell’istituzione comunitaria, oppure mantenere rigidezza fino alla procedura d’infrazione, che innescherebbe nuove invettive anti-Ue e che potrebbe, per varie ragioni, peggiorare la situazione economica italiana.

 
“Come mostra l’esperienza del Belgio e del Giappone, l’alto debito pubblico può essere ridotto solo attraverso una crescita economica sostenuta”, ha spiegato l’ex presidente di Goldman Sachs, “a complicare ulteriormente la questione, alcune riforme volte ad aumentare la produttività a lungo termine possono effettivamente ridurre la crescita nel breve. Pertanto”, aggiunge O’Neill, “qualsiasi governo che promuova tali misure dovrà avere la possibilità di perseguire uno stimolo anticiclico”.