Il governo Conte, secondo l’ultima rilevazione Swg per La7, ha subito un deciso calo nei consensi, scendendo al 42%: undici punti in meno rispetto all’approvazione di cui godeva a inizio mandato. Alla base della frenata, sembrano esserci le evidenti difficoltà a soddisfare contemporaneamente due elettorati molto diversi, quelli di Lega e Cinque Stelle. In particolare, si intravede una possibile rottura fra il Carroccio e il suo zoccolo duro più tradizionale, le imprese del Nord-est. In quest’area, infatti, la manovra è vista negativamente dal 60% degli elettori, stando ai dati di un sondaggio Demos & Pi pubblicato da Repubblica.
Lo scorso ottobre, il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, aveva dato voce all’insoddisfazione dell’elettorato imprenditoriale cui la Lega fa riferimento. Lo ha fatto attaccando a testa bassa una serie di proposte a marchio M5s, cui la Lega potrebbe essere costretta ad adeguarsi per garantire la sopravvivenza dell’esecutivo. “Dobbiamo dire no a uno Stato che chiude gli esercizi commerciali la domenica, sostenendo di difendere le famiglie… no a uno Stato che crede di poter gestire nuovamente il trasporto aereo… noa uno Stato che si oppone alle grandi opere infrastrutturali come TAP, TAV, e Terzo Valico.. no a uno Stato che ci chiama “prenditori” e che dopo anni di promesse continua a non pagarci oltre 40 miliardi… no a uno Stato che crede di poter strappare 35 mila contratti di concessione”, aveva affermato Bonomi.
Per il momento l’effetto di questo malcontento, da quanto risulta dal sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere lo scorso 2 novembre, sembra penalizzare di più lo stesso M5s: nel Nord-est i consensi dei pentastellati sono calati di 7,9 punti rispetto al risultato delle elezioni. La Lega, al contrario, ne ha guadagnati 18,5: è la macroarea con il maggiore travaso di voti da una forza all’altra. Ma non è da escludere che la convivenza fra Di Maio e Salvini possa, a lungo termine, logorare entrambi.