È botta e risposta tra Italia e Ue.
Il “Governo del cambiamento” ha mandato al collegio dei commissari Ue il documento programmatico di bilancio, prevedente un deficit al 2,4% nel rapporto debito/Pil. La risposta europea si è concretizzata nel rimandare al mittente il documento, in quanto ritiene che la manovra violerebbe i principi regolamentari sottoscritti per arrivare a una graduale riduzione del debito pubblico.
L’italia, da parte sua, al documento firmato dal Ministro Tria ha affiancato le seguenti parole:
“Capiamo il punto di vista dell’Ue ma siamo certi che questa manovra sia necessaria per il bene sia dell’Italia che dell’Europa”, sottolineando poi che il posto dell’Italia è nell’Ue e nell’euro.
L’Ue ha dato al Bel Paese tempo tre settimane per preparare ed inviare una nuova bozza a Bruxelles (ad oggi siamo agli sgoccioli della deadline) e tutti si chiedono quale sarà la risposta italiana.
Di sicuro, abbiamo assistito per la prima volta nella sua storia ad una bocciatura da parte del collegio dei commissari Ue verso una proposta che fosse sotto il limite del deficit al 3%.
Il limite del deficit al 3% nel rapporto debito/Pil è ormai utilizzato come una regola aurea all’interno dell’Ue anche se, per stessa ammissione del suo ideatore, è totalmente priva di ogni fondamento scientifico (approfondimento al seguente link).
In buona sostanza: l’Ue si inventa, nel vero senso della parola, una regola sulla spesa pubblica e la rende aurea; l’Italia propone una manovra con un deficit pari al 2,4% ma il collegio dei commissari Ue la boccia anche se il limite è al di sotto del limite voluto dall’Ue stessa, ma la “colpa” viene scaricata sull’Italia.
Raggiunto telefonicamente, il dottor Fabio Dragoni, imprenditore ed editorialista per “La Verità”, “Scenari Economici” e “Milano Finanza”, ci dice il suo punto vista.
Questo dell’Ue sembra quasi un accanimento contro l’Italia, ne conviene dottor Dragoni?
“Assolutamente si. Ed è una conflittualità squisitamente politica: basti pensare che sarebbero disposti ad accettare un deficit al 2,1%, con una differenza dello 0,3% che equivale a circa 5-6 miliardi di euro.
Infine c’è un problema di democrazia, in quanto c’è un governo democraticamente legittimato che rappresenta la maggioranza degli elettori, sulla base dei dati del 4 marzo 2018, che propone un qualcosa che viene bocciato da dai Signori che sono a Bruxelles, che nessuno ha votato e che per giunta sono a scadenza del mandato”.
Secondo lei, come si comporterà l’Italia nella stesura della nuova bozza?
“L’Italia non indietreggerà di un solo metro, perché questa manovra è davvero il minimo sindacale, specie sul tema della riduzione delle imposte. L’Ue dice che le stime i crescita derivanti da questa manovra sono troppo basse e che bisogna applicare minor spesa: concordo con la critica ma mi trovo in posizione diametralmente opposta per quanto riguarda la ricetta. La minor spesa è un mantra totalmente sbagliato e ce lo dicono i numeri di questi ultimi anni; prendiamo i dati di Banca d’Italia e Fmi: ci dicono che al 31 dicembre 1990 il debito pubblico era pari a 668 miliardi di euro (ragguagliati alle lire italiane), tra il 1990 ed il 2017 l’avanzo primario è stato di 714 miliardi di euro e, ciò nonostante, al 31 dicembre 2017 il debito pubblico era pari a 2.263 miliardi di euro. Se la ricetta imposta dall’Ue fosse stata corretta ci si sarebbe dovuti aspettare una diminuzione del debito tramite la strada dell’avanzo primario, ed invece…”.
L’Ue però dice che lo spread sale; ma lo spread altro non è che una cosa che ci siamo autoimposti con l’euro, non trova?
“Certo! Hanno usato lo spettro dello spread, poi del rating ed infine delle sanzioni.
Per capire come lo spread venga usato semplicemente da spauracchio, quando per esempio ci dicono che lo spread riduce il valore dei titoli in portafoglio alle banche, ci basta osservare come le banche abbiano reagito: hanno “immobilizzato” questi titoli, così da portarli a scadenza senza registrare minusvalenze. Il problema spread va dunque drasticamente ridimensionato (non è inoltre vero che lo spread influenza i mutui; approfondimento al link seguente).
Poi c’hanno porvato con il rating, ma anche in questo caso gli è andata male. Pensate alla Bulgaria: ha un rating BBB- e paga interessi pari allo 0,9%, noi che abbiamo un rating BBB paghiamo il 3,4%. Questo significa che la cosa dipende dalle politiche monetarie della BCE.
Quindi secondo lei il Governo terrà il punto sulla proposta della manovra; questo quali conseguenze potrebbe avere nel rapporto tra Italia ed Ue?
“L’Ue può applicare delle sanzioni all’Italia, ma questo dev’essere deliberato dal consiglio, che vale a dire dai vari governi europei e non credo sinceramente che tutti si schierino compatti contro l’Italia, specie considerando che siamo alle porte dalla scadenza del mandato di maggio 2019”.