L’Istat oggi mette in dubbio i numeri stimati dal governo nel DEF sulla crescita del nostro paese. Secondo l’istituto di statistica, per conseguire l’obiettivo di crescita del Pil all’1,2% nel 2018 previsto dalla Nota di aggiornamento al Def “in termini meccanici, sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari al +0,4% nel quarto trimestre dell’anno in corso”.
Entro domani, martedì 13 novembre, il governo giallo-verde dopo aver avuto una prima bocciatura della legge di bilancio 2019, dovrà presentarne una nuova e in mattinata, a quanto si apprende da fonti di governo, si terrà un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte ed i due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini per fare il punto. Al vertice non dovrebbe partecipare il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Proprio il titolare del dicastero di via XX Settembre, secondo quanto cita una fonte vicina al governo a Reteurs, starebbe rivedendo le sue previsioni di crescita del budget per il prossimo anno per cercare di raggiungere un accordo con la Commissione europea sulla politica fiscale. La fonte ha detto che il Tesoro potrebbe ridurre la stima del PIL per il prossimo anno per convincere Bruxelles che l’Italia non supererà il deficit del 2,4% del PIL nel 2019 ma non ha riferito la cifra esatta.
La Repubblica ha riferito che Tria sta considerando di tagliare la stima del 2019 per la crescita del PIL del 2019 all’1% mentre secondo Il Messaggero il taglio del PIL sarebbe all’1,2% per il prossimo anno. Infine Il Corriere ipotizza che Tria potrebbe aggiustare un po’ il tiro sulla crescita programmatica: dall’1,5% l’obiettivo potrebbe essere ridotto ad un più realistico 1,3%”.
Insomma l’Italia di nuovo sotto i riflettori. Luis de Guindos vice presidente della Bce ha affermato che l‘effetto contagio dall’Italia “è stato finora limitato”, ma “rimane una possibilità”.
“L’Italia è il caso più importante al momento, visto il livello del debito e delle tensioni politiche sui piani di bilancio del governo. Le forti reazioni del mercato agli eventi politici hanno scatenato nuove preoccupazioni sul nesso tra banche e debito sovrano in alcune parti d’Europa. E questo è alla base della richiesta di disciplina fiscale e del rispetto delle regole”.