Mi interessano i lavoratori e le loro competenze. Li riassumerei tutti, dipendenti diretti (cento) ed interinali, tra i 130 ed i 150). Sarei pronto a produrre le stesse cose, ma anche nuove specialità, per esempio le uova di Pasqua. Investendo sul sito produttivo.
Dopo la decisione della nuova proprietà turca dei fratelli Toksoz di chiudere lo stabilimento di Novi Ligure e di trasferirne la produzione all’estero, a La Stampa l’imprenditore Riccardo Piacenza dichiara di voler acquistare lo stabilimento di Novi Ligure dove si producono i famosi cioccolatini della Pernigotti, anche senza il marchio, chiedendo però un incentivo ai proprietari turchi per la presa in carico del personale.
Oltre all’imprenditore di Fubine scendono in campo anche le cooperative agroalimentari pronte a partecipare ad un piano per il salvataggio della Pernigotti come scrive Il Secolo XIX. Intanto continua lo sciopero dei lavoratori mentre i sindacati chiedono due anni di cassa integrazione straordinaria anche se per gli interinali, ex stagionali, questa opzione rischia di non essere possibile.
In un comunicato l’azienda turca ha spiegato che la decisione di chiudere gli stabilimenti nasce dall’incidenza troppo alta dei costi di produzione in relazione al rallentamento delle vendite. Durante la mediazione i turchi avevano proposto di esternalizzare in Italia le produzioni dolciarie, che però avrebbero comunque smesso di essere prodotte a Novi. Una prospettiva bocciata da lavoratori e istituzioni. Il vicepremier Luigi di Maio, da Milano al festival del vino cooperativo, ha affermato:
Io confido nel fatto che quella proprietà capisca che non si può dividere un marchio storico del 1800, come la Pernigotti, dai suoi lavoratori, quelli che hanno reso grande quel marchio. Il primo ministro Conte incontrerà la proprietà turca la prossima settimana”.