Si è concluso ieri con un nulla di fatto il vertice dell’Apec (Cooperazione economica Asia-Pacifico), che si è tenuto a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, e centrato sulle politiche tariffarie e sulla competizione fra le sfere d’influenza sull’area del Pacifico fra Stati Uniti e Cina
Le divergenze, sulle politiche tariffarie e sulla competizione per la sfera d’influenza sull’area del Pacifico, sono state tali tra Cina e Stati Uniti che non si è neppure arrivati ad un comunicato finale congiunto. Una situazione che non si era mai verificata prima.
In un tentativo in extremis per salvare almeno la faccia dopo l’evidente flop, la presidenza di turno della Papua Nuova Guinea si è invece riservata di emettere una dichiarazione a nome di tutti.
Secondo fonti stampa, il vertice è stato un continuo scontro tra Pechino e Washington durato per tutto il tempo del summit. La mancanza di una visione comune sul futuro dell’area ha infatti pesato come un macigno sui lavori e sulla possibilità di un accordo secondo.
La frattura decisiva si è avuta sulla menzione, nel comunicato finale, dell’appello di una riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e e un passaggio relativo a “pratiche commerciali ingiuste”, che ha irritato Pechino.
Tra l’altro ci sarebbe anche stato un tentativo dei diplomatici cinesi di convincere il ministro degli Esteri della Papua Nuova Guinea a fare passare nel comunicato finale la versione di Pechino, presentandosi nel suo ufficio senza preavviso.
In un quadro che sembra a luci e ombre, anche la revisione dell’accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada sembra ora a rischio. Considerato dal presidente Usa, Donald Trump, uno dei maggiori successi da quando si è insediato alla Casa Bianca, la revisione dell’intesa commercial tra i tre paesi, che prende USMCA, sta incontrando forti opposizione all’interno del Paese, in vista della sua approvazione da parte del Congresso in calendario il prossimo anno.
Dalle case automobilistiche americane, ai coltivatori, al retail sono numerosi i settori economici che hanno sollevato le loro preoccupazioni questa settimana alla prima udienza all‘International Trade Commission tenuta da quando l’accordo è stato annunciato a settembre.
Anche se i legislatori non possono offrire una riscrittura totale, possono apportare modifiche o posticipare il voto fino a quando non verranno stipulati accordi tra paesi su questioni spinose.