Dopo la schiarita delle ultime settimane, torna il gelo nelle relazioni tra Usa e Cina. Le prime avvisaglie si erano già viste durante il fine settimana durante l’Apec. Ora la situazione sembra precipitare.
A soli una decina di giorni dall’incontro previsto tra Donald Trump e Xi Jinping a margine del G20 previsto in Argentina a fine mese, gli Stati Uniti tornano all’attacco, accusando la Cina di continuare a rubare tecnologie e proprietà intellettuale americane, di compiere attacchi hacker sempre più sofisticati a danno di aziende Usa e di investire nelle aziende della Silicon Valley.
Le accese arrivano nel rapporto di 53 pagine, l’Office of the United States Trade Representative, l’agenzia governativa che sviluppa e fornisce al presidente americano raccomandazioni in ambito commerciale.
“La Cina non ha cambiato le sue pratiche ingiuste e irragionevoli rispetto al primo rapporto diffuso da Washington lo scorso marzo” ha detto Robert Lighthizer, numero uno dell’agenzia. Il primo report era stato usato per per giustificare l’adozione di dazi su importazioni cinesi aventi un valore annuo di 250 miliardi di dollari.
Secondo gli analisti, le rinnovate accuse nei confronti di Pechino devono essere viste come un modo per rafforzare la linea più hawkish dell’amministrazione Trump a scapito di quella più morbida composta, tra gli altri, dal segretario al Tesoro, Steven Mnuchin.
Tornando al documento, la Cina non solo
“non ha alterato le sue pratiche legate al trasferimento di tecnologia, proprietà intellettuale e innovazione” ma sembra anche che “negli ultimi mesi abbia compiuto atti irragionevoli” e abbia intensificato “gli investimenti di venture capital in centri tecnologici americani come la Silicon Valley”.