Gli investimenti della Cina in Europa sono in calo negli ultimi mesi, ma le autorità UE non vogliono farsi trovare impreparate quando dovranno far fronte alla nuova ondata di shopping in terra europea. Specie se si tratta di settori nevralgici e strategici per gli interessi nazionali. Nel primo semestre di quest’anno, le operazioni di fusione e acquisizione di imprese cinesi in Europa sono scese in modo abbastanza netto, secondo quanto riportato da Ernst & Young.
L’Unione europea sta mettendo a punto un meccanismo destinato a filtrare gli assalti alle proprie aziende strategiche. Il progetto è sul tavolo dall’anno scorso, ma ieri è stato definitivamente approvato a Bruxelles dopo un lungo periodo di trattative, dal momento che fino a quel momento non aveva riscontrato l’unanimità.
Una decina di Stati membri Ue, ma anche gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone e l’Australia dispongono già di sistemi ad hoc per proteggere le imprese ritenute strategiche e impedire le scalate indesiderate di gruppi stranieri al fine di garantire la sicurezza nazionale.
L’iniziativa della Commission europea permetterà di avere una visione di insieme sugli investimenti stranieri in Europa. Anche paesi extra Ue, come la Svizzera, sono sempre più dell’opinione che vada instaurato una sorta di scudo. Il gigante dell’agrochimica Syngenta è stato rilevato dai cinesi per 43 miliardi di franchi nel 2017.
In un comunicato il Consiglio europeo afferma che offrirà un sistema di protezione contro gli investimenti delle aziende cinesi o di entità private che beneficiano di sovvenzioni statali dalla Cina in modo da evitare che i gruppi europei che conducono attività strategiche finiscano in mani straniere.
Germania e Italia scioccate dallo shopping della Cina
Nel 2016 i tedeschi sono rimasti sconvolti quando il gruppo di robot per l’industria Kuka è finito nelle mani della cinese Midea. Idem quando Geely è diventato il primo socio azionista del gruppo Daimler. La Cina ha fatto il su ingresso prepotente anche in settori strategici e importanti per la sicurezza nazionale come l’energia e i trasporti.
Stando ai dati forniti dal Mercator Institute for China Studies di Berlino, gli investimenti diretti della Cina in Europa sono passati da quasi 5 miliardi di euro nel 2000 a 177 miliardi nel 2016, prima di calare a 119 miliardi l’anno scorso.
In un modo globalizzato in cui a sopravvivere sono i pesci grossi a discapito di quelli piccoli, per gli Stati europei diventa sempre più importante agire con politicamente e legislativamente per preservare gli interessi nazionali dall’assalto degli investimenti stranieri.
L’Italia dovrà stare particolarmente attenta se è vero che come stima Baker MaKenzie, dopo un 2017 relativamente calmo, le operazioni di M&A di medie dimensioni sono destinate ad aumentare tra il 2018 e il 2019 rimpiazzando le acquisizioni di grandi dimensioni che che hanno caratterizzato gli anni precedenti.
Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, “Cina spa” è una multinazionale di 600 imprese con ricavi da ben 18 miliardi di euro.