Il 2018 sarà ricordato come un anno difficile per i mercati emergenti, ma il prossimo anno il vento tornerà favorevole per chi investe nelle azioni del settore.
Ne sono convinti gli analisti di Morgan Stanley che, nel rapporto sulla strategia globale per il 2019, hanno promosso l’azionario dei mercati emergenti da “sottopesare” a “sovrappesare” mentre le azioni statunitensi sono state bocciate a “sottopesare”.
Il previsto turnaround per i mercati emergenti è uno dei motivi per cui la banca d’investimento preferisce le azioni di quelle economie rispetto a quelle degli Stati Uniti il prossimo anno.
“Riteniamo che il mercato orso sia per lo più completo per i mercati emergenti”, ha detto la banca in un rapporto diffuso ieri, specificando che la banca americana sta aumentando
Da inizio anno, l’indice MSCI Emerging Markets – che misura l’andamento dei mercati azionari in 24 economie – è diminuito di circa il 16 percento. Tuttavia, nello scenario base di Morgan Stanley, l’indice dovrebbe aumentare dell’8% entro dicembre 2019 rispetto ai livelli attuali, superando la previsione del 4% sia per l’indice S & P 500 che per l’indice MSCI Europe.
Tra le ragioni alla base della preferenza per i mercati emergenti rispetto a quelle negli Stati Uniti, Morgan Stanley cita una crescita stabile in quelle economie a fronte di un rallentamento dell’espansione negli Stati Uniti.
Nel dettaglio, la banca Usa prevede che la crescita degli Stati Uniti si riduca dalle stime del 2,9% quest’anno al 2,3% nel 2019 e dell’1,9% nel 2020. Un tale rallentamento probabilmente intaccherà le prospettive per il dollari, fornendo po’ di ossigeno ai mercati emergenti con grandi quantità di debito denominati nel dollaro USA.
Per quanto riguarda gli emergine markets, la crescita è prevista in lieve rallentamento, dal 4,8% di quest’anno al 4,7% nel 2019. Ma dovrbbe poi risalire gradualmente al 4,8% nel 2020.
Nel dettaglio dei singoli paesi, Morgan Stanley ha espresso una preferenza (overweight) per Brasile, Tailandia, Indonesia, India, Perù e Polonia. Mentre sono da “sottopesare” Messico, Filippine, Colombia e Emirati Arabi.