“La tenuta dei mercati sembra confermata per il 2019, ma lo scenario comincia a essere frammentato. La desincronizzazione tra le economie sarà il tema dominante del prossimo anno”. E’ questa, in sintesi, la prospettiva per il 2019 secondo Union Bancaire Privée (Ubp). Come hanno spiegato Norman Villamin, cio private banking e head of asset allocation, e Christel Rendu de Lint, head of fixed income in un evento a Milano organizzato da Ubp e introdotto dal country head per l’Italia, Luca Trabattoni, dopo un biennio di forte crescita l’economia globale dovrebbe subire una frenata nel 2019.
Nel corso dell’anno, infatti, la crescita dovrebbe attestarsi sul 3,5%, quindi al di sotto del 3,7% previsto dal Fmi e messo a segno nel 2018. Gli esperti prevedono che tutte le regioni perdano slancio e il loro andamento sia sempre meno sincronizzato. Diversi fattori alimenteranno le differenze di ritmo tra i Paesi, ad esempio l’inasprirsi dei rischi politici, alla forza relativa della loro domanda interna, ma anche al riorientamento dei rapporti commerciali internazionali e al corso più restrittivo di politica monetaria.
In particolare per gli Usa il rallentamento dovrebbe essere meno marcato, con la crescita raggiungerà il 2,5% nel 2019. Gli investimenti e la domanda interna statunitensi saranno presumibilmente sostenuti dalla riforma fiscale delle imprese, dai tassi sempre bassi e dagli incentivi alle imprese che creano lavoro sul mercato interno. Inoltre, alcuni progetti infrastrutturali presentati all’inizio della presidenza Trump potrebbero essere riproposti nel 2019, alimentando la domanda da parte del settore pubblico.
Più complicato lo scenario per l’Eurozona dove il tasso di crescita, pari al 2,1% nel 2018, dovrebbe scendere sotto la soglia del 2% nel 2019, attestandosi sull’1,9%. L’Europa subisce le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e, dopo la situazione di stallo sull’acciaio, non c’è alcuna garanzia che le industrie automobilistiche europee riescano a sfuggire a una revisione dei dazi doganali.
Per Ubp non si deve comunque dimenticare che l’Europa ha avuto bisogno di tempo per ricostituire il capitale distrutto durante la crisi finanziaria e la sua crescita potenziale rimarrà modesta sino a quando le economie di paesi come la Grecia e l’Italia saranno strutturalmente vulnerabili e imbrigliate dai conti pubblici.