Con l’avvicinarsi della fine dell’anno le prospettive dell’economia globale non sono rassicuranti. Almeno alla luce degli ultimi dati relativi all’attività manifatturiera (indici PMI) e alla domanda alle fabbriche.
In novembre gli ordini alle fabbriche e la domanda per le esportazioni hanno subito un indebolimento, spingendo gli analisti a prevedere una stagnazione degli scambi commerciali, anche per via delle tensioni generate dalle guerre a colpi di dazi tra le principali potenze economiche al mondo.
In un chiaro segnale di un calo della fiducia delle aziende, dovuto per l’appunto alle politiche di chiusura commerciale adottate da Stati Uniti e Cina, come dimostrano gli ultimi indici PMI stilati da IHS Markit e pubblicati lunedì 3 dicembre – i quali dipingono un quadro fosco anche per l’Italia – l’attività manifatturiera ha registrato una flessione in diversi paesi del globo, tra cui Francia, Germania, Indonesia, Corea del Sud.
Un’eccezione è quella rappresentata dalle fabbriche britanniche, ma l’incertezza sui rapporti con l’Unione Europea dopo la Brexit si fa sentire. Le società hanno iniziato a prendere contromisure in caso di ritardi alle consegne transfrontaliere e da due mesi le esportazioni di beni e prodotti sono in una fase calante.
Anche gli Stati Uniti stanno incontrando qualche difficoltà ora che le misure di stimolo fiscale dell’amministrazione Trump stanno via via venendo meno. La crescita delle attività industriali dovrebbe essere rimasta robusta il mese scorso, ma sembra comunque destinata a indebolirsi leggermente rispetto a ottobre.
L’altra grande potenza dell’economia mondiale, la Cina, ha visto una nuova contrazione della domanda di export, il che ha inflitto un duro colpo a un settore che è già stato compromesso dalla disputa commerciale in corso con gli Stati Uniti.
Siccome al G20 i leader dei due paesi, Donald Trump e Xi Jinping, hanno trovato un’intesa per imporre una tregua temporanea, i mercati azionari di tutto il mondo oggi stanno guadagnando terreno, ma alle rassicurazioni sul fronte diplomatico che fanno ben sperare per le prospettive economiche future, fanno da contraltare dati macro sottotono.