Il futuro delle banche dipenderà sempre più dall’intelligenza artificiale. Dagli “assistenti virtuali” che sostituiscono le persone nell’interazione con il cliente, ai robot che prevengono le frodi, che eseguono attività complesse o che addirittura siedono nei CdA a supporto dei processi decisionali. Sono solo alcuni dei possibili sviluppi futuri degli istituti di credito di cui si parla sempre più spesso in relazione alle nuove tecnologie.
Secondo Paolo Marizza, Co-founder di Innoventually e professore all’Università di Trieste,
“I primi risultati mostrano che diverse banche grazie all’implementazione di queste tecnologie sono state in grado di vendere più prodotti/servizi, comunicare meglio con i loro clienti; mentre altre stanno ottenendo risultati nelle operazioni di back office, nel customer service e nella gestione dei rischi”, che aggiunge: “Una delle aree più esplorate, in cui l’AI può essere una grande risorsa è quella dei contact center, che se ben implementati, liberano i clienti dalla complessità dell’interazione, migliorano la customer experience e riducono i costi limitando la necessità dell’interazione umana”.
Ora, se è vero che le potenzialità del settore sono enormi, la realtà appare complicata.
“C’è scarso consenso su come l’intelligenza artificiale potrebbe o dovrebbe essere utilizzata nel settore bancario e molti degli attuali sforzi per applicare l’apprendimento automatico sono limitati e a macchia di leopardo. Le risorse allocate variano da qualche milione a centinaia di milioni di euro a seconda dei casi ed il personale dedicato varia da poche decine di operatori a diverse centinaia. Varie banche che stanno sperimentando l’intelligenza artificiale non sono così ottimiste come suggerirebbero i proclami pubblici, arrivando a stimare risparmi sui costi a regime inferiori al 20%” ha messo in evidenza ancora Paolo Marizza.
Ma non sarà solo il cliente al centro del processo di cambiamento. Una recente una ricerca di Luiss Business School, presentate durante la Italian Banking Conference 2018 al Luiss Hub di Milano, stima che l’intelligenza artificiale migliorerà anche la solidità delle banche. In particolare, le novità tecnologiche potrebbero aiutare a ridurre l’impatto negativo dei prestiti incagliati o non esigibili e prevenire i rischi. I dipendenti sarebbero così impiegati per servizi a maggior valore aggiunto.
“L’Italia investe ancora drammaticamente poco nelle nuove tecnologie, sia da un punto di vista infrastrutturale che di competenze digitali”, ha spiegato a questo proposito Paolo Boccardelli, direttore di Luiss Business School. “I dati dimostrano che la trasformazione digitale è un’opportunità senza precedenti per i grandi player bancari, prima ancora che per i giganti tecnologici. Ma bisogna accelerare”.
Una prova arriva dai numeri. Nella prima metà del 2018 i finanziamenti alle FinTech hanno superato i 26 miliardi di dollari a livello globale: in Italia, per quanto le iniziative in corso siano 283, si arriva appena a 135 milioni di euro. E solo il 4 per mille è destinato a tecnologie che utilizzano la blockchain.