Tagli per portare il deficit/Pil dal 2,4 al 2,04 per cento e nella prima tranche della scure 4,2 miliardi arriverebbero da reddito di cittadinanza e quota 100. Secondo quanto scrive oggi Repubblica infatti per la misura bandiera del Movimento Cinque Stelle, la “legge di Bilancio ha previsto un fondo da 9 miliardi annui a partire dal 2019, uno dei quali destinato alla riforma dei centri per l’impiego. Dirottandovi i fondi stanziati per il ‘vecchio’ Rei, la cifra finanziata in deficit per questo fondo è di 6,7 miliardi. Analogamente, la Manovra prevede un secondo fondo da 6,7 miliardi per la riforma del sistema pensionistico in direzione di quota 100”.
Fonti governative spiegano che il reddito di cittadinanza costerà circa 6,1 miliardi a cui aggiungere 1 miliardo destinato alla riforma dei centri per l’impiego per un totale di 7,1 miliardi. Rispetto all’impostazione iniziale, la misura resta invariata nella platea ma i costi ridotti sono dovuti al fatto che si partirà da fine marzo. Inoltre, sulla base delle relazioni tecniche si prevede – scrive ancora Repubblica – la platea dei potenziali beneficiari è di oltre 5 milioni di persone, ma la stima è che solo il 90% chiederà di accedere allʼintegrazione reddituale.
Intanto sempre dalle pagine di Repubblica arriva la denuncia dell’Osservatorio Cpi, il think-tank presieduto da Carlo Cottarelli all’università La Cattolica di Milano: dai 780 euro promessi si arriverà agli 80 euro.
Se il governo attribuirà il sussidio a tutti gli aventi diritto il risultato non sarà quanto promesso ma l’equivalente della “mancetta” di Renzi (…) Sul reddito, a parte il totale orientativo, si brancola nel buio. Eppure anche qui un decreto dovrebbe essere pronto entro febbraio-marzo se si vuole cominciare l’elargizione in primavera”