Dopo quattro anni di maggioranza repubblicana in entrambi i rami del Congresso Usa, i democratici hanno assunto ieri la guida della Camera. La prima legge della nuova legislatura, la 116esima del Congresso americano, punta a sospendere il parziale shutdwon che da 14 giorni ha lasciato al buio diverse agenzie governative federali e circa 800 mila dipendenti pubblici a casa.
La Camera, guidata dalla speaker democratica Nancy Pelosi, ha approvato due misure che riaprirebbero le agenzie governative ma senza stanziare i fondi per il muro al confine con il Messico, preteso da Donald Trump.
Le proposte sono destinate a finire nel vuoto perché al Senato i repubblicani, che hanno la maggioranza, hanno già chiarito che senza l’ok del capo della Casa Bianca non ci sarà alcuna approvazione.
Il problema resta dunque, mentre la Casa Bianca fa sapere che ogni due settimane di shutdown rischiano di bruciale lo 0,1% del Pil.
“Non costruiamo muri”, ha dichiarato Pelosi ai giornalisti poco prima del voto bipartisan. “Un muro è un’immoralità tra Paesi, è un vecchio modo di pensare, non è economico”, ha spiegato sostenendo che i soldi sarebbero stati spesi meglio per la tecnologia della sicurezza dei confini con droni, videosorveglianza e con più agenti di frontiera.
Intanto, con il via alla una ‘nuova era’, a Washington non si esclude un impeachment contro il presidente Donald Trump. Pelosi tornata speaker della Camera, ruolo che aveva già ricoperto dal 2007 al 2010, ha dichiarato alla Nbc che il partito democratico attenderà di vedere che cosa emerge dal rapporto del procuratore speciale sul Russiagate, Robert Mueller, prima di decidere se valutare la procedura di impeachment per il presidente che, ha spiegato, sarebbe molto divisiva:
“Non dovremmo mettere sotto accusa per una ragione politica, e non dovremmo nemmeno evitare l’impeachment per una ragione politica”.